Margherita e Ulivo

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Treviso, 25 maggio 2005

L'elettore sceglie di cambiare se la proposta è credibile
Se se si ferma ad aspettare la Destra
la Margherita perde la corsa

Riaffermato il proprio ruolo, il partito lo eserciti nell'Ulivo

Si è già visto a Bolzano, la disaffezione dell’elettore è un virus sempre latente che quando opportunamente solleticato esplode con tipiche manifestazioni di amaro in bocca, senso di vomito, e assenteismo.
Chiaramente sto scherzando, lungi da me l’imputare la beffa di Bolzano al buon Francesco che, tutto preso da  elevate strategie in vista delle future politiche, senz’altro non sapeva dell’imminente voto altoatesino dove era in gioco un sindaco della Margherita, altrimenti avrebbe avuto la furbizia tattica di farli prima votare e poi di dirgli che alle elezioni è meglio che la Margherita pensi per sé, così prenderà  più voti. Io me li immagino i nostri compagni (di viaggio) DS o della Svp che si sono detti «Ah sì? La Margherita vuol far da sola? e noi le facciamo lo “scherzetto”: il sindaco di Bolzano se lo votino loro». Da notare che col sindaco uscente, e perdente, c’era anche l’Udc ad assoluta smentita, sul campo, delle tesi rutelliane.
E questo non è che uno degli effetti collaterali: disaffezione incrociata sui candidati di collegio della coalizione che porta a casa il 75 per cento dei seggi e lotta all’ultimo voto sul proporzionale. Se poi la coalizione perde, pazienza, diciamo che è caduta sotto il fuoco “amico”, questo è un male minore perché vale sempre la legge che è meglio avere un "tuo" seggio in più tra i banchi dell’opposizione che uno in meno tra i banchi della maggioranza, regola altrimenti nota come “legge della Poltrona”.
L’altro effetto collaterale riguarda l’elettorato verso cui fino al giorno prima avevamo fatto sforzi immani per convincerlo che la strada dell’Unione è l’unica possibile se si vuol vincere le elezioni, per dimostrargli che adesso Fausto è diventato buono e ragionevole, che la sua scivolata sulla proprietà privata è stata solo una concessione congressuale alla base ma che lui certamente non metterebbe in comune il suo cashemere con altri; che i Ds sono sì un po’ comunisti e tetragoni ma adesso stanno cambiando e alla fine riesci a farli ragionare... E il mese dopo, senza neppure darci il tempo di gongolare perché con le elezioni regionali abbiamo dimostrato di essere sulla strada giusta, ecco che dobbiamo cambiare versione: uniti sì ma divisi per attrarre i voti del centro destra che altrimenti non si fidano.
E quel milione ed oltre di voti che si è spostato nelle ultime elezioni da dove viene?
Non siamo noi che dobbiamo andare sulle posizioni di centro destra perdendo così i nostri voti, ma è l’elettore che sceglie di cambiare se la proposta politica è valida e chi la propone è persona credibile e dà fiducia.
E quale fiducia e cedibilità riusciamo ad infondere noi che un giorno diciamo una cosa e il giorno dopo un’altra?
Non serve esprimere fiducia al capo (Romano ndr)  se poi le scelte sono opposte alla sua linea: oltre a dimostrare che di fatto non vale come capo, dimostri che anche tu non sei credibile perché dici una cosa e ne fai un’altra.
Caro Francesco, credimi questo è il sentire a pelle della gente, questo è il messaggio che arriva  e tutti  gli altri ragionamenti, filosofie e strategie sulle liste unite o separate la gente non ha voglia e tempo di starli a sentire o leggere sui giornali, e se pensi che il messaggio che arriva sia distorto cosa ti aspettavi dai media di Silvio... una osannante comprensione?
Noi che siamo in prima linea in piazza coi gazebo a fare le campagne elettorali, cosa andremo a raccontare a quelli che ci chiedono, sarcasticamente: "Eh allora? come va con tra Rutelli e Prodi?"; e noi a spergiurare che in fin dei conti la Margherita è sempre stata per l’unione del centrosinistra ma che adesso va per conto proprio solo sul proporzionale, per prendere i voti di quelli del centro destra (che così non corrono il rischio di sporcarsi di rosso), ma dopo resterà  fedele a Prodi che però farà una politica più di centro e così fregheremo i comunisti con i quali siamo sinceri alleati nell’Ulivo che abbiamo fatto noi.
Mi sembra facile e chiaro.
Ma ti rendi conto che figura ci stiamo facendo? Tralasciando i frizzi e i lazzi dell’opposizione, ma si sa quella è opposizione, tu ti rendi conto come diventeranno i già non facili (eufemismo) rapporti con i nostri “alleati”.
Almeno arrivarci con un dibattito interno al partito visto che si chiama Democrazia e Libertà, in fin dei conti è un cambio di linea politica che va discusso nei circoli con la gente, il dibattito fa crescere e maturare politicamente,  e su questo, mi secca molto ammetterlo i Ds hanno qualche cosa da insegnarci, ma fatto così, quando il capo è in Cina,  sembra proprio un colpo di mano. Con un dibattito interno forse si sarebbe arrivati alle stesse conclusioni ma ci saremmo arrivati assieme, e forse i nostri amici alleati l’avrebbero digerita meglio, e forse la cosa poteva essere concordata assieme come un momento di pausa verso un obiettivo comunque comune da perseguire nei giusti tempi, e forse questo sarebbe stato capito meglio dal popolo del centrosinistra, forse...
Ma tu ti immagini le amministrazioni di centro sinistra che già si reggono su delicati equilibri come andranno avanti se si guasta il clima di una minima fiducia reciproca e si insinua il tarlo che la Margherita li vuole fregare strizzando l’occhio all’Udc o FI. Se il tuo calcolo è che ci sono legioni  di personaggi pronti a saltare sul carro dei futuri vincitori non dobbiamo fermarlo, se vogliono saltino al volo ma col nostro progetto politico, altrimenti, stai pur certo, se ci fermiamo per aspettarli, la corsa la perdiamo.

Mario Biscaro

Risponde Tino Bedin

Nella mozione che anch'io ho votato all'Assemblea federale della Margherita nulla c'è scritto su un cambio di linea politica del partito e nulla lo fa immaginare. Se questo fosse stato il tema, non solo non avrei votato la mozione ma non avrei assolutamente partecipato al voto, perché l'argomento sarebbe stato da congresso nazionale del partito. Del resto ho sostenuto con il mio voto la mozione Bindi-Letta per una sospensione della decisione ed una consultazione degli iscritti: non è stata una posizione prevalente. Visto quello che è successo dopo, si conferma che invece sarebbe stato il percorso più lineare: il dibattito sia all'interno della Margherita che all'interno dell'Ulivo si sarebbe sviluppato senza la delusione per una decisione già presa, ma con l'entusiasmo di partecipare ad una scelta e quindi con la volontà di spiegarla, quale essa fosse poi stata.
Quella strada, preclusa allora, va adesso di nuovo indicata a perseguita.
C'è stata una decisione legittima ed importante dell'assemblea federale che ha confermato l'importanza che la stragrande maggioranza della Margherita assegna al ruolo di questo partito. È un dato da cui partire; un dato importante: di cui tutti gli interlocutori devono tenere conto. Intendo, tutti gli interlocutori dell'Ulivo.
Proprio la riconfermata consapevolezza del proprio ruolo deve però spingere la Margherita a contribuire in maniera positiva al superamento delle divergenze e delle difficoltà che si sono registrate nell'Ulivo. Tocca alla Margherita rafforzare e consolidare la candidatura di Romano Prodi. Tocca alla Margherita - ripeto, forte della consapevolezza del proprio ruolo - restare il partito-guida dell'Ulivo.

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31 maggio 2005
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Tino Bedin