Carissimo Tino, voglio esprimerti il grande rammarico per un
"evento" che si è verificato nelle scorse settimane nella mia Conselve, dove alla presenza del
ministro Mirko Tremaglia è stata inaugurata una stele e un nuovo parco intitolato
ai Fanti di Marina del Reggimento San Marco. Fin qui nulla di strano se non la presenza
del Ministro Tremaglia...
Domanda: perchè un monumento della Marina Militare trova
la sua allocazione in un ambiente che di marino sia fisicamente che per tradizione, non
ha proprio nulla? Da noi infatti, popolo di terra, non esistono altro che dei miseri canali
di scolo per l'irrigazione delle terre agricole di cui il territorio abbonda.
La marina quindi non c 'entra.
La seconda domanda che sgorga spontanea e che è difficile da spiegare, è la seguente:
come mai la sponsorizzazione della stele e del parco trova puntuale la Regione e la
Provincia?
Spiegazione: i Fanti di Marina e in particolare il Reggimento San Marco all'indomani del
26 luglio 1943 (caduta di Mussolini) fu il primo corpo armato ad aderire alla Repubblica
di Salò. Infatti il Regimento di cui parliamo fu sciolto 1946...
Quello che spiace, e che rimane tutto da verificare, è il fatto che il Comune di Conselve
(giunta di centro-sinistra) appaia fra i patrocinatori dell'opera.
Io rappresento l'Associazione delle Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra
sono orfano di guerra (mio padre è morto in campo di concentramento in Germania e
uno dei primi che firmò il patto di non collaborazione con i tedeschi e che piuttosto
di riconoscere il regime fascista (nel frattempo ricostituitosci in Italia nella Repubblica
di Salò) preferì rimanere prigioniero attuando all'interno del campo quella resistenza
passiva che fu il primo germoglio della resistenza che si sviluppò all'interno dei confini
della nostra Patria e che culminò con il "25 Aprile 1945".
Regione e Provincia presenti in forze all'inagurazione sono notoriamente di centro-destra
e degni figli di quella filosofia destrorse che vuole la restaurazione di Salò.
Ecco spiegato l'arcano.
Storicamente c'è poco da verificare i fatti si commentano da
soli. Si tratta ora di sapere quale dovrà essere il nostro comportamento (di vedove e di
orfani) quando dovremo commemorare i nostri cari morti in campo di concentramento,
gli ex combattenti, i reduci e i partigiani.
Cristinamente e civilmente mi sento di dover affermare che il perdono è una cosa doverosa
e sacra ma sono convinto anche che - dimenticare - sia per me e per noi cosa impossibile
e che, come dici tu: senza la memoria siamo senza patria.
Giorgio Gradella
Risponde Tino Bedin
Devo dire che sono rimasto anch'io sorpreso e mi sono interrogato politicamente per un dettaglio che mi riguarda, non come persona ma come rappresentante istituzionale: non ho infatti ricevuto nessun invito, ed è singolare per una cerimonia che prevedeva la presenza di un ministro non siano stati invitati i parlamentari del territorio. Ancora più singolare che ad una cerimonia riguardante le Forze armate non sia stato invitato un componente della Commissione Difesa del Senato, quale io sono, per di più capogruppo di una rilevante forza politica.
Questa mancanza di invito mi fa ritenere che l'amministrazione comunale fosse sostanzialmente estranea all'evento e che la sua presenza sia stata solo formale.
Resta il tema di fondo che tu poni, con la forza esistenziale del ricordo di tuo padre; una forza che è politica e civile insieme.
È in atto in questi anni il tentativo di azzerare la nostra storia patria. In Senato c'è pronto per l'approvazione una disegno di legge del centrodestra per il riconoscimento dei militari di Salò. Ho votato contro e continuerò a votare contro, ma dobbiamo essere avvertiti del rischio che in un malintesto spirito di riconciliazione si tenti di dire che i combattenti erano "tutti uguali". Tuo padre sapeva bene che non era la stessa cosa stare da una parte o dall'altra. Tu lo hai vissuto direttamente. Senza le scelte compiute da centinaia di migliaia di militari come tuo padre, Alcide De Gasperi non avrebbe avuto la forza morale di ottenere quello che ha ottenuto dalle Forze Alleate. Senza il sacrificio di chi è rimasto dalla parte della Patria e non ha scelto la parte dell'occupante tedesco, non avremmo avuto il coraggio civile di scrivere la Costituzione che abbiamo.
Occorre essere guardinghi. Senza giudicare i militari di oggi che di sicuro difendono la Costituzione e sono con la Repubblica, anche se fanno parte dei Fanti di Marina. Ma anche senza indulgere a segni del passato. Due anni fa ad Arzergrande c'è stata un'altra cerimonia simile (in quella occasione fui invitato) e devo dire che le canzoni degli ex militari non erano per niente rassicuranti.
Spero che ci sia in questa celebrazione del Sessantesimo anniversario della Liberazione lo spazio e la volontà per affermare la nostra storia, con spirito autenticamente patriottico: con il patriottismo della Costituzione, con il patriottismo dei militari fedeli al Regno d'Italia.
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