Giorgio Lago

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Piove di Sacco (Padova), 13 marzo 2005

L'addio ad un interprete della regione
Giorgio Lago è quel Veneto troppo fresco di povertà
Indicava il futuro, raccontando ogni giorno la vita

Questa domenica assolata di fine inverno è resa mesta dalla notizia della morte di Giorgio Lago. Visto che le parole in questi casi si fermano a mezza gola, ho preferito lasciare traccia scritta di qualche pensiero, e rendere partecipi voi di questo sentimento di sconforto e smarrimento.
Se ne è andato un grande giornalista, un grande uomo di cultura di questa terra troppo spesso ancora ignorante e bigotta. Il Veneto oggi piange un uomo che l'ha profondamente amato e criticato, ma anche che l'ha saputo analizzare e assaporare in tutte le sue contraddizioni e bellezze. Il Veneto oggi piange un maestro.
Mi sembra doveroso salutarvi con una sua frase, a cui sono molto affezionato essendo quella che un paio d'anni fa ho scelto per aprire l'introduzione alla mia tesi di laurea. Poche parole di alta poesia. "Non è l'Eden il Nord-Est, ma ha corso come Livio Berruti. Sente che il suo antico filò di stalla, contadino, cattolico e frugale, s'allontana allo sguardo come una cometa in transito ogni cento anni. È troppo fresco di povertà per non temere di perdere il benessere e per non soffrire di una qualche bulimia del vivere".

Andrea Candian

Risponde Tino Bedin

Ho molto da aggiungere, ma non è questo che Andrea si aspetta. Da giornalista dico di lui ha ha saputo fare un "giornale militante", non politicamente militante, ma capace di indicare al Veneto la strada raccontandone con acutezza ogni giorno la vita.

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29 marzo 2005
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Tino Bedin