Ricercatori universitari

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Torino, 17 marzo 2005

Preoccupati anche i docenti che credono nel loro lavoro
Senza i ricercatori l'Università diventerebbe un liceo
Oltre trent'anni per l'esaurimento del ruolo

Egregio senatore Bedin, la ringrazio per la sua risposta, che dimostra sicuramente una grande attenzione ai problemi del mondo universitario. Il ritorno in Commissione del ddl 4735 è sicuramente un piccolo risultato dello sciopero del 2 marzo e dell'impegno dell'opposizione. Tuttavia io e la maggior parte dei miei colleghi riteniamo che l'Università sia ancora in serio pericolo. L'ulteriore allungamento del precariato, prospettato dal ddl, sarebbe il colpo di grazia per l'attuale Università, che ha comunque bisogno di una seria riforma. L'eliminazione della figura del ricercatore allontanerebbe qualsiasi giovane dal desiderio di fare ricerca nell'Università, che dunque senza nuove "risorse umane" collasserebbe e diventerebbe un liceo. Questo preoccupa sia gli attuali ricercatori, sia i docenti, che credono del loro lavoro.
Pertanto confido nella Sua attenzione, e sono certo che qualora il ddl dovesse arrivare al Senato Lei si impegnerà, insieme all'Unione, affinchè non si decreti la fine dell'Università statale, una delle istituzioni italiane più importanti.

Stefano Marchiesello
ricercatore di Meccanica applicata
Politecnico di Torino

Risponde Tino Bedin

Dopo una serie di confronti in Aula alla Camera e una serie di proteste delle Università, il disegno di legge delega sull'Università è stato rispedito la settimana scorsa in Commissione Istruzione per tentare una definizione del testo che sia più organica. Bisognerà dunque attendere dopo le elezioni regionali, in quanto nelle prossime due settimane la Camera non lavora (a differenza del Senato).
Sulla questione dei ricercatori, lo segnalo a chi non è del "mestiere", il relatore del disegno di legge ha presentato in Aula un emendamento, che propone una "idoneità a numero aperto", che consentirà la promozione a professore associato degli attuali ricercatori. La proposta è una conseguenza dell'impostazione originaria del disegno di legge della Moratti: secondo il ministro, il ruolo dei ricercatori universitari dovrebbe diventare un "ruolo a esaurimento", in quanto nessun concorso per questo ruolo verrebbe più bandito. Sul passaggio "ope legis" le opposizioni sono però forti e variegate. Una parte dei ricercatori, che si confronta a livello internazionale, preferisce la promozione di merito; migliata di laureati impegnati nel dottorati di ricerca temono che si tratti di un "tappo" al loro futuro; i rettori delle università non gradiscono che una grossa fetta del 400 milioni di euro aggiuntivi per l'Università sia destinata al passaggio dei ricercatori a professori associati.
Aggiungo che la Moratti propone di mandare ad esaurimento un ruolo che comprende almeno ventimila persone e quindi questo esaurimento impiegherebbe, senza il passaggio "ope legis", oltre trent'anni. Una strada quindi impercorribile e che comunque ci porterebbe lontani da altri sistemi universitari: i ricercatori non sono infatti una peculiarità italiana; in Francia le loro funzioni sono svolte dai maitres de conference e nel Regno Unito dai lecturers.

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18 marzo 2005
di-447
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Tino Bedin