IN DIALOGO TRA CITTADINI |
Treviso, 6 marzo 2005 |
Mentre la responsabilità è delle banche internazionali L'Argentina ha scaricato il suo debito sui piccoli risparmiatori La Destra italiana ha perso un'occasione per fare gli interessi nazionali |
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L’Argentina dispone di patrimoni (terreni, fabbricati, ecc) pari a 4100 miliardi di dollari. I suoi abitanti hanno depositato in banche estere 200 miliardi di dollari Usa. Nella Banca centrale argentina attualmente vi sono 20 miliardi di dollari Usa. Il paese attualmente ha un tasso di crescita dell’8 per cento annuo.
In Argentina nel 2004 sono state vendute un milione di autovetture e i suoi 39 milioni di abitanti dispongono di 12 milioni di cellulari. Le spiagge e i luoghi di villeggiatura sono stracolmi (alberghi e pensioni che presentano il tutto esaurito).
L’Argentina in grado di restituire i debiti contratti non lo fa per volontà politica dei nuovi governanti. Essi fanno campagna elettorale a loro favore dichiarando che non restituiranno i debiti contratti. Con una patrimoniale del 2 per cento arriverebbero ad 86 miliardi di dollari cash. La propaganda politica era di non restituire il denaro al FMI e alle banche internazionali che avevano taglieggiato il paese, poi si sono scagliati contro l’anello più debole: i risparmiatori privati.
Garantendo le multinazionali del credito(FMI, banche sovrannazionali), ne ricavano l’appoggio con il silenzio-assenso e i prossimi prestiti.
Il governo Berlusconi ha preferito allinearsi alla posizioni del Fondo monetario internazionale, invece che provare a costruire un rapporto diretto con la Repubblica Argentina, sulla base non solo della tradizionale vicinanza fra i due paesi, ma anche delle opportunità che l'Italia ha offerto ed offre a numerosi italiani che vivono lì. È stata buttata via un'occasione storica non solo di salvaguardare i risparmiatori italiani, ma anche di consolidare rapporti politici ed economici che sarebbero andati a vantaggio dei due Paesi. L'appiattimento di Berlusconi sulle politiche degli Usa ha anche queste conseguenze.
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15 marzo 2005 di-443 |
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