Carissimo senatore Bedin, dal Politecnico di Torino e dagli altri atenei italiani stiamo seguendo con
grande apprensione l'iter parlamentare della delega al governo Moratti sullo
stato giuridico dei docenti universitari.
Lo scorso mercoledì c'è stata una grande manifestazione a cui hanno aderito
moltissimi colleghi
per manifestare il nostro dissenso a questa finta-riforma.
Putroppo il Festival di Sanremo, Bonolis e la Clerici, hanno rubato spazio a
questo importante avvenimento
sui telegiornali nazionali (ad eccezione di RAI 3).
Ho avuto l'impressione inoltre che l'opposizione fosse parzialmente
latitante sul tema importante della formazione
universitaria e della ricerca scientifica.
Ho anche avuto l'impressione che fosse in atto una campagna denigratoria
trasversale contro la classe docente.
Prova ne è stata il fatto che il giorno dopo la manifestazione "La
Repubblica" metteva in prima pagina un articolo
sulla Famigliolopoli dell'ateneo di Bari distogliendo di fatto l'attenzione
dal corto articolo sulla manifestaione dei docenti in dodicesima pagina.
Le assicuro che di questi tempi è difficile fare questo lavoro.
Questo non è un lavoro che si fa timbrando il cartellino, e so
che alcuni se ne sono approffittati, ma dopo tanti sabati e tante domeniche,
in aggiunta all'orario normale,
passate a lavorare duramente per fare didattica e ricerca di eccellenza
(devo dire una regola al Politecnico di Torino),
è doloroso vedere la stampa attaccare in blocco tutta la classe docente.
Da elettore dell'Ulivo mi sono sentito molto solo in questa battaglia in
difesa dell'Università pubblica.
Quanto le mi ha scritto mi dà però speranza.
La ringrazio fin d'ora per quanto farà quando il ddl approderà al Senato.
Daniele Marchisio Politecnico di Torino
Risponde Tino Bedin
In questo momento le università sono in un momento di ansia, di ricerca, di applicazione di provvedimenti che ancora non hanno trovato piena realizzazione. L'Università pubblica italiana richiede una legislazione di sistema almeno su quattro elementi fondamentali: l'ordinamento didattico, le finalità dei curricula e le loro fasi, il personale docente e l'utilizzo del sistema di valutazione, sia per il finanziamento, sia per la didattica ed il personale docente. A questa situazione la maggioranza risponde con provvedimenti senza programmazione, come quello che è stato approvato mercoledì scorso dal Senato ed è ora passato all'esame della Camera. In questo decreto-bazar, per quanto riguarda l'università e la ricerca, si interviene, a favore di chissà chi, riducendo ad una burletta l'esame per la conferma in ruolo dei ricercatori universitari neo-assunti, col doppio non entusiasmante risultato di indebolire ancor più l'idea di serietà della carriera universitaria e di addebitare alle università nuovi e pesanti costi imprevisti che penalizzano di più, tanto per cambiare, chi meglio ha gestito gli atenei e premiano invece i più disinvolti e furbi. E ancora si possono citare i finanziamenti alla Banca del cordone ombelicale degli ospedali riuniti di Sciacca, oppure l'autorizzazione data ad una nuova facoltà istituita per legge presso la I Università di Napoli di poter assumere professori di ruolo a valere su un contributo ordinario di funzionamento assegnato generosamente dall'ultima legge finanziaria fuori da ogni programmazione; oppure ancora le due sottrazione di risorse: alle università statali a favore delle private; a tutti gli enti pubblici di ricerca a favore di uno solo di questi. Tutto ciò solo un mese dopo l'approvazione della legge Finanziaria. Su queste scelte l'Ulivo al Senato ha fatto la sua battaglia, ma gli italiani non l'hanno saputo.
|