Egregi Parlamentari,
desideriamo segnalare nuovamente alla Vostra attenzione la perdurante
grave inadempienza del Parlamento circa l'introduzione del reato di
tortura nel codice penale italiano, anche alla luce degli appuntamenti
internazionali previsti nel corso del 2005.
Come le nostre associazioni Vi hanno più volte segnalato fin dall'inizio
della Legislatura, l'Italia dovrebbe approvare ormai da 16 anni una
specifica legge contro la tortura anche per ottemperare ai propri obblighi
internazionali, derivanti soprattutto dalla ratifica della Convenzione
delle Nazioni Unite contro la tortura del 1988.
L'inadempienza del nostro paese non è passata inosservata negli organismi
intergovernativi, tanto da essere stata stigmatizzata negli ultimi anni
dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti umani (organismo di controllo
istituito in base al Patto internazionale per i diritti civili e
politici), dal Comitato della Nazioni Unite contro la tortura (organismo
di controllo istituito in base alla omonima Convenzione), dal Comitato
delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo e dal Comitato europeo per
la prevenzione della tortura (del Consiglio d'Europa).
Nei prossimi mesi, l'Italia sarà nuovamente chiamata a rendere conto
dell'attuazione del diritto internazionale in materia di diritti umani
davanti al Comitato sui diritti umani e al Comitato contro la tortura. In
entrambi i casi, rischia di farlo senza aver introdotto la fattispecie
specifica di tortura nel codice penale e senza aver ratificato il
Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura.
Spiace notare che neanche la XIV Legislatura ha posto l'impegno contro la
tortura, in Italia e nel mondo, tra le sue priorità. Nonostante la
presentazione di otto progetti di legge, sottoscritti da oltre cento
Deputati e Senatori di tutti i gruppi parlamentari, l'esame dei testi -
iniziato alla Camera il 18 aprile 2002 - è stato infatti caratterizzato da
tempi inspiegabilmente lunghi e da inaccettabili tentativi di introdurre
una definizione di tortura più restrittiva di quella internazionale.
In particolare, quando manca ormai poco più di un anno alla fine della
Legislatura, risulta difficilmente comprensibile la ragione per cui da
ormai dieci mesi il nuovo testo unificato sia fermo alla Commissione
Giustizia della Camera dei Deputati. Se la legge non verrà approvata, il
ricordo più forte sarà purtroppo associato al voto del 22 aprile 2004,
quando venne approvato l'inaccettabile emendamento che intendeva limitare
la nozione di tortura ai soli comportamenti ripetuti.
Amnesty International, Antigone e Medici contro la tortura valuteranno,
anche pubblicamente, nei prossimi mesi e in vista della fine del Vostro
mandato, l'operato della XIV Legislatura in relazione al tema dei diritti
umani. Il nostro sincero auspicio è di poterci complimentare con la Camera
dei Deputati e con il Senato della Repubblica per l'introduzione del reato
di tortura nel codice penale italiano, piuttosto che dover sottolineare
l'assenza di misure concrete a tutela dei diritti umani.
Gabriele Eminente
Direttore
Amnesty International - Sezione Italiana
Patrizio Gonnella
Coordinatore nazionale
Associazione Antigone
Carlo Bracci
Presidente
Medici contro la tortura
Risponde Tino Bedin
Grazie della Vostra azione civile e nazionale nei confronti di noi parlamentari. Concordo con le vostre valutazioni. Mi risulta però difficile prendere iniziative operative perché i regolamenti parlamentari impediscono ad una Camera (nel mio caso al Senato) di discutere un disegno di legge incardinato nell'altra Camera. Affronterò la questione nella Commissione Diritti Umani del Senato, di cui sono vicepresidente: vedremo insieme in quella sede se come senatori siamo in grado di incidere.
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