Siamo un gruppo di insegnanti di Informatica, docenti in più istituti
tecnici commerciali indirizzo ragioniere-programmatore sperimentazione
Mercurio, e con grande sorpresa abbiamo constatato che nel sistema dei
licei della nuova scuola secondaria l’insegnamento dell’informatica è
stato notevolmente ridimensionato rispetto agli attuali livelli.
La nuova organizzazione del sistema educativo italiano relativa al
secondo ciclo è articolata in due percorsi:
- i licei di durata quinquennale e che si caratterizzano “per il
carattere propedeutico dei relativi percorsi rispetto alla prosecuzione
degli studi a livello post-secondario, in ambito accademico e non”,
università e IFTS (istruzione e formazione tecnica superiore) (dal
documento del MIUR pubblicato il 17.01.2005);
- l’istruzione e formazione professionale (IFP) di durata quadriennale e
caratterizzata da percorsi che prevedono l’immediato inserimento nel mondo
del lavoro o la prosecuzione nei corsi IFTS.
Il primo percorso è definito a livello nazionale, il secondo a livello
regionale.
Al momento conosciamo quanto previsto per il sistema liceale e su questo
vorremmo fare alcune riflessioni riguardo alla formazione dei giovani in
generale e riguardo all’indirizzo economico, data la competenza degli
scriventi, tutti docenti in istituti tecnici commerciali.
Nei licei classico, scientifico, linguistico e scienze umane
l’insegnamento dell’informatica, come materia a se stante, non è previsto
nel percorso obbligatorio e opzionale obbligatorio. Questo indica che si
propende a pensare che tale disciplina, considerata essenzialmente di
carattere applicativo, male si addica a percorsi puramente speculativi.
Vorremmo, invece, sottolineare la ricchezza di linguaggi, modelli e
comportamenti, che l’informatica, meglio la scienza dell’informazione,
mette a disposizione, collocandosi come area scientifica indipendente
dalla matematica e dall’ingegneria. In una società in cui l’utilizzo di
strumenti informatici accompagna ed integra una notevole quantità di
attività umane, è necessario introdurre argomenti che consentano di
riflettere su un nuovo modo di interpretare e rappresentare la realtà,
coniugando il sapere ed il saper fare.
Ancora più grave, a nostro avviso, la situazione nel liceo economico, in
cui l’informatica è abbinata a matematica, non riconoscendole, così,
alcuna autonomia di pensiero. In un indirizzo la cui vocazione è quella di
fornire “competenze organizzative, amministrative e gestionali” per
l’indirizzo economico-aziendale o “competenze
economico-giuridico-istituzionali” per l’indirizzo
economico-istituzionale, viene a mancare la formazione mirata a
sollecitare nei giovani capacità di analisi, propensione alla soluzione di
problemi e acquisizione di modelli per l’individuazione di soluzioni in
ambito informatico.
Nello scenario di questa riforma scolastica ci chiediamo quale sarà il
futuro degli informatici nella scuola pubblica.
Non ultimo, in questo quadro, è da considerare che il patrimonio di
conoscenze, competenze, abilità non apparterranno più alla formazione
della scuola secondaria di secondo ciclo, che finora ha preparato i quadri
intermedi, richiesti e tuttora apprezzati dal mondo del lavoro, privando
la scuola pubblica di competitività, della capacità di essere all’altezza
dei tempi e di offrire conoscenze adeguate ad interagire con la continua
evoluzione della tecnologia informatica.
Andrea Benetton, Chiara Quaglio, Paola Bezze, Daria Recher, Giovanni Coffaro, Cristina Remelli, Fortunata Cucinotta, Antonella Schiavon, Donatella Daniele, Monica Sfogli, Giuseppe Gradella, Rosalba Solimbergo, Francesca Missiroli, Silvia Tognazzo, Paola Piovan, Anna Maria Zottis
Risponde Tino Bedin
Anche se lo schema di decreto legislativo sulle norme generali per il secondo ciclo di istruzione non è ancora alla stesura finale, avete fatto bene ad intervenire e a richiamare l'attenzione di noi parlamentari e dell'opinione pubblica sullo spazio, ma soprattutto sul ruolo che il ministero intende assegnare all'Informatica. Poiché mi dicono che prima della stesura definitiva si terrà conto degli incontri che sono avvenuti a livello scolastico ed anche a livello politico, mi auguro che la vostra presa di posizione venga tenuta in considerazione, assieme ai numerosi contributi che proprio sull'Informatica sono arrivati alla casella secondociclo@istruzione.it del ministero. In ogni caso, poiché lo schema di decreto sarà sottoposto al parere parlamentare, ho provveduto a trasmettere le vostre considerazioni ai senatori della Margherita in commissione Istruzione; spero anzi di essere nella condizione di poter seguire personalmente la discussione.
Il tema che voi ponete è infatti di carattere generale e riguarda la capacità della servizio pubblico di formazione e di istruzione di essere all'altezza delle richieste dei giovani e delle loro famiglie. L'Informatica è sempre più una "materia di base", fornisce strumenti e struttura culturale utilizzabili nell'insieme della attività successiva alla scuola. È paradossale che una maggioranza che aveva propagandato l'Informatica fra le "tre i" della formazione di base italiana, nei fatti ora consideri l'infornativa stessa come una "materia professionale", che non ha cittadinanza nei licei. Sarebbe un'altra delle promesse mancate.
E c'è anche - nella filosofia del governo e della maggioranza - un'altra scelta che non mi sento di condividere: la netta separazione fra preparazione professionale e preparazione ai percorsi universitari, che corrisponde ad una logica mercantile della formazione scolastica.
L'una e l'altra scelta impoverirebbero l'offerta formativa della scuola pubblica, riducendone la missione universale e lasciando campo libero all'iniziativa privata, che è il contrario della concorrenza e del pluralismo: se uno dei soggetti si ritira dalla competizione non si crea concorrenza, si mettono le premesse per un monopolio privato, magari assistito con le tasse dei cittadini.
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