Monselice: consiglio comunale

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Monselice (Padova), 19 febbraio 2005

"Democrazia vò cercando..." a Monselice
Imbavagliare e tacitare
è il contrario del compito di un sindaco

Lo strappo alla rappresentanza civica produrrà ulteriori lacerazioni

Nell'ultima seduta del consiglio comunale di Monselice ai numerosi cittadini convenuti è stato riproposta l'ennesima replica della commedia "le tre scimmiette: non vedo, non sento, non parlo", con un'audace variazione al canovaccio, nell'ultimo atto: se sparlo, dopo la mezzanotte... non succede nulla.
La richiesta di chi abita e frequenta Monselice, per lavoro o per attività scolastiche, di una presa di posizione chiara e inequivoca sul problema delle emissioni tossiche riscontrate nell'aria, negli ultimi mesi, ha prodotto nell'intervento accorato del Sindaco Conte le consuete dichiarazioni di impotenza ad esercitare d'autorità un qualsivoglia efficace intervento. Il refrain è lo stesso: nonostante l'impegno personale per risolvere i problemi di Monselice, il compito di intervenire spetta ad altri "Enti preposti", alla Provincia e all'Arpav.
I cittadini presenti hanno compreso bene che, forse, la decisione vera, seppur inespressa, corre sul binario del "prendi tempo... e tardati a riflettere" per stemperare la passione e l'esasperazione dei cittadini, proprio come sta succedendo con le esalazioni tossiche dei noti camini che, scese a terra, risultano talmente diluite da essere confuse con le "spusse dei campi", fastidiose magari per i nasi delicati, ma non più esalazioni venefiche e cancerogene, come lo sono realmente, se inalate per lungo tempo.
La parola d'ordine nella maggioranza è sopire, tacitare, confondere e rinviare le questioni. Questo atteggiamento o è il frutto dell'ignoranza o della malafede. In tempo di quaresima, il Sindaco e la Giunta cospargono le ceneri dell'ineluttabilità delle esposizioni ambientali, tossiche, per Monselice e per gli altri sette Comuni caduti per loro disgrazia nell'area A che detiene il primato di area più inquinata del Veneto (o area di grave rischio ambientale, con obbligo di monitoraggio e di intervento), condannata a respirare fumi, polvere e gas in quantità industriale. Per quanto riguarda la situazione del CSA (Casa di Riposo di Monselice), la richiesta della minoranza - all'ordine del giorno dei lavori consiliari - di essere relazionata dall'amministratore uscente del CSA su fatti, intimidazioni, disagi denunciati da molti cittadini (gli ospiti, le famiglie, i lavoratori e loro rappresentanti), è stata osteggiata con inusitata veemenza e pregiudizialmente cassata dai lavori del consiglio comunale, per ragioni esclusivamente di natura politica.
Questa maggioranza e il Sindaco Conte provano imbarazzo nell'affrontare pubblicamente tematiche generali e, nello specifico, spiegare i tempi e il modo con cui hanno deliberato le nomine del nuovo consiglio di amministrazione del CSA, estromettendo il rappresentante della minoranza.
Un fatto anomalo e, a parer mio, di enorme gravità politica e di spregio dell'etica democratica. Non c'è peggior strategia, agli occhi dell'opinione pubblica, dell'inquinamento etico, della difesa degli interessi di parte e di atti amministrativi blindati in cavilli procedurali, in estenuanti distinguo legal-liberatori, nel chiuso dei gabinetti di lavoro.
L'atto irresponsabile e concorde votato dalla maggioranza del sindaco Conte ha sancito la "volontà di imbavagliare" i consiglieri della minoranza. Il consiglio comunale e la presenza del sindaco costituivano invece la corretta cornice democratica per l'esercizio delle prerogative istituzionali affidate ai consiglieri eletti per volontà dei cittadini: ascoltare, acquisire informazioni, rappresentare e dar voce ai concittadini, consigliare, correggere e indirizzare l'amministrazione alle scelte più opportune e giuste.
L'imbarbarimento democratico locale è espressione scimmiottesca della caduta di stile dell'impegno civico e politico a livello nazionale. In altre parole, quanto è accaduto a Monselice è la prova provata di gestione personale del potere, di strisciante dittatura che a livello locale è grottesca e risibile, se non coinvolgesse il benessere e la salute dei cittadini.
Ricordo al dr. Conte che l'essere "syndicus", di cui si onora e ci lusinga, significa essere "rappresentante e difensore della comunità". Tacitare, imbavagliare, disattendere la corretta informazione, comprimere e reprimere la libertà di espressione e il diritto di parola e, soprattutto, "occupare, occupare, occupare" costituiscono atti illiberali, antidemocratici e per questo odiosi ed eticamente illegittimi in un rappresentante delle Istituzioni.

Gastone Zilio
capogruppo consiliare
Gruppo Civico per Monselice

Risponde Tino Bedin

La grave decisione della Destra di Monselice di assegnarsi tutti i cinque posti nel consiglio di amministrazione di Monselice, privando di rappresentanza poco meno di metà degli elettori, è destinata a produrre continui danni alla vita democratica, come ha confermato l'andamento del consiglio comunale. Formalmente difendibile, la decisione è una finzione politica che per essere sostenuta richiede ulteriori strappi al controllo democratico. Mi auguro, per la tutela delle istituzioni che dovrebbe interessare sia la maggioranza sia l'opposizione, che l'amministrazione civica di Monselice trovi la maniera ri ripristonare la verità politica e rappresentativa: non per un bilancino partitico, ma per l'equilibrio delle vita civica.

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19 febbraio 2005
di-425
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Tino Bedin