Il primo ministro britannico Tony Blair ha dichiarato il 2005 "anno dell'Africa". Ha spiegato: "È tempo di trasformare l'attenzione internazionale su1l'Africa in azione internazionale". Forte della sua doppia posizione -presidente del G8 e, nella seconda metà dell'anno, presidente dell'Unione europea -farà del continente africano la priorità della sua agenda. Ha già istituito la "Commissione per l' Africa -17 personalità, di cui 9 africane -, che presenterà un rapporto a marzo.
Sul tavolo, temi annosi come il buon governo (good governance) , gli aiuti, la cancellazione del debito, la sanità, la risoluzione dei conflitti, il commercio e la protezione dell'ambiente.
In questi ultimi mesi, si sta muovendo anche Gordon Brown. Il ministro dell'economia britannica, Si è fatto promotore di un'iniziativa che vuole spingere i paesi donatori a raddoppiare gli aiuti allo sviluppo: da 50 a 100 miliardi di dollari l'anno.
Solo così - secondo Brown - si potrà rispettare l'impegno preso da 189 capi di stato e di governo, nel settembre del 2000, nel corso del "Millennium Summit" alle Nazioni Unite. L'impegno è di costruire un mondo più giusto e sicuro per tutti entro i1 2015. Otto gli obiettivi del Dichiarazione del Millennio: eliminare la povertà estrema e la fame; garantire a tutti i bambini l'istruzione primaria; promuovere la parità fra i sessi; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l'Hiv/Aids; sostenere uno sviluppo ecosostenibile;.sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo.
Ma, per come stanno andando le cose, è piuttosto improbabile che qualcuno di questi obiettivi sia raggiunto, specialmente in riferimento all'Africa. In un recente rapporto dell'Oxfam (Organizzazione non governativa inglese che si batte contro la povertà e il sotto-sviluppo), dal titolo "Pagare il prezzo", si legge che, in Africa, entro i1 2015, circa 247 milioni di persone in più
rispetto a oggi vivranno con meno di 1 dollaro al giorno, 97 milioni di bambini in più non avranno l'istruzione primaria, 98 milioni di persone in più non potranno accedere all'acqua potabile.
Il rapporto rileva che, in questi anni, gli aiuti dei paesi donatori si sono dimezzati. Nel 1970 i paesi ricchi si impegnarono a destinare agli aiuti per lo sviluppo lo 0,70% del prodotto interno lordo (Pil) Trentacinque anni dopo, nessuno dei paesi del G8 ha raggiunto tale quota. La media, nel 2003, è stata inferiore allo 0,24%. E poi: solo il 40% dei soldi promessi giunge a destinazione; quando arriva, in genere arriva tardi.
Per esempio: il 20 % degli aiuti dell'Unione europea arriva almeno un anno dopo la data stabilita, e il 92% degli aiuti italiani allo sviluppo è speso nell'acquisto di prodotti e servizi italiani. Una media, quella del Bel- Paese, tre volte superiore alla prassi, visto che i130% del denaro versato dai paesi industrializzati è legato all'acquisto di prodotti e servizi dal paese donatore.
Il rapporto segnala che investire lo 0,70% del Pil significherebbe generare 120 miliardi di dollari all'anno, sufficienti a raggiungere gli obiettivi del Millennio. Oxfam fa mente locale anche su un altro dato: solo ne1 2003, il paesi più poveri hanno pagato per il servizio del debito 39 miliardi di dollari, ricevendo 27 miliardi di dollari in aiuto. Globalmente, i paesi poveri stanno pagando circa 100 milioni di dollari al giorno per sdebitarsi.
L'Oxfam accusa, senza mezzi termini, i paesi donatori di tenere un passo troppo lento per poter pensare di raggiungere gli obiettivi del Millennio. In effetti, se si esamina l'andamento del periodo 2001-2003, l'obiettivo dello 0,70% del Pil si allontana, invece di avvicinarsi. Secondo le stime dell'Oxfam, di questo passo, la Germania ci arriverebbe nel 2087, gli Stati Uniti nel 2040, il Canada nel 2025 e l'Italia nel 2115!
Così, tra elezioni nazionali (Tony Blair è già in campagna elettorale; in Italia ci sono le regionali, e le politiche), la voglia di riconquistare la fiducia dell'opinione pubblica (ricucire lo strappo, dopo le bugie sulla guerra in Iraq), e promesse varie, i paesi occidentali continueranno a formare commissioni, a fare dichiarazioni e a spiegare, con gran dispendio di parole a cui difficilmente seguiranno dei fatti, ciò che è necessario per l' Africa.
Gastone Zilio
Risponde Tino Bedin
Non ci si è ancora resi conto - non solo come governi ma anche come opinioni pubbliche - che gli investimenti nello sviluppo equilibrato del pianeta sono fra i più produttivi anche a breve termine, perché consentono di evitare le spese per la "difesa dai poveri" e perché ampliano il mercato. Purtroppo le spese per la cooperazione internazionale sono invece "facoltative" e fra le prime ad essere decurtate, quando il bilancio è in difficoltà.
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