Bambini soldati

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 15 gennaio 2005

Appello di una giovane ugandese che vive in Italia
Rapiti a centinaia per farne bambini soldato
L'Africa non riesce a fare notizia nel mondo

Egregi Parlamentari, sono Prisca, una giovane donna ugandese e da anni ho la fortuna di vivere nel vostro paese. Ringrazio l'Italia e voi come rappresentanti del suo popolo per l'aiuto che avete sempre dimostrato nei confronti dei più deboli.
Il nord Uganda, nazione da cui sono nativa, negli ultimi anni sta sprofondando in un'enorme crisi umanitaria. Il dramma che coinvolge il popolo Acholi è un genocidio che ha massacrato migliaia di vite umane, distrutto famiglie. I ribelli dell'Esercito di Resistenza del Signore (LRA) entrano nel nord del paese devastando le case, le scuole e negli ultimi anni anche le missioni. Le scorribande sanguinarie che da anni tormentano l'area settentrionale ugandese si sono trasformate in rapimenti "consuetudinari" a largo raggio: centinaia di ragazzi destinati a divenire guerriglieri o, come meglio detti, "bambini soldato. Le cifre dell'Unicef sono terrificanti e peggiorano ogni anno; non c'è pace per il mio popolo.
Vi prego: diamo uno spiraglio di speranza perché questi bambini abbiono un futuro.

Prisca dall'Uganda

Risponde Tino Bedin

Ecco un'altra conferma dell'Africa che non riesce a "fare notizia". Neppure la sorte dei bambini, che per tragedie di altre parti del mondo è spesso la più forte motivazione alla solidarietà, in Africa riesce a creare una mobilitazione.Il parlamento italiano si è più volte occupato dei "bambini soldato", ma non è sufficiente: occorre una attenzione continuativa, che diventi pressione dell'opinione pubblica.

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15 gennaio 2005
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Tino Bedin