Affidamento condiviso

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Roma, 9 gennaio 2005

Va stostenuto l'affidamento condiviso dei figli
Restare genitori anche se non si è più una famiglia
Le soluzioni all'esame della Camera vanno nella giusta direzione

Spettabile senatore Tino Bedin, dopo aver letto alcuni articoli apparsi pochi giorni fa su alcune riviste italiane, riguardanti possibili dubbi sull'esigenza dell'approvazione e dell'applicazione della nuova proposta di Legge, più nota come P.d.L. 66, sull'Affido Condiviso dei figli nelle cause di separazione giudiziale e non, vorrei avere la possibilità di esporre la mia posizione, sia personale che come referente del Ge.Fi.S. - Genitori di Figli Sequestrati - Comitato Senza Scopo di Lucro, il quale da anni si batte per il rispetto dei Diritti di entrambi i Genitori nei casi di separazione e affido dei minori.
Innanzi tutto occorre precisare che, allo stato attuale, l'affidamento dei figli è concesso ad un solo genitore (in genere alla madre) nel 90 per cento dei casi di separazione, nonostante le innumerevoli, e sempre crescenti, richieste dei padri ad avere almeno l'affidamento congiunto.
È oltremodo vero che, allo stato attuale, l'Affidamento Congiunto è previsto dalla Legislazione italiana, ma di fatto esso non è quasi mai applicato, nonostante venga sempre più richiesto dai padri nelle cause di separazione. Già questo fatto di per se stesso rappresenta una presa di posizione ingiusta nei confronti di uno dei due genitori, ma peggio ancora nei confronti dei figli, coinvolti loro malgrado nella separazione.
Infatti non bisogna mai dimenticare che i figli sono di entrambi i genitori ed essi vogliono bene ad entrambi, senza distinguere chi paga regolarmente l'assegno di mantenimento o chi perde la casa. La differenza nei loro confronti la fanno quei genitori che, attraverso le loro affermazioni, sminuiscono il genitore non affidatario soltanto perché non paga regolarmente l'assegno di mantenimento o perché è andato a vivere dalla loro nonna, dato che non ha nemmeno i soldi per permettersi un'altra casa in affitto, o perché convive con un'altra donna che gli vuole magari più bene di quella che lo ha cacciato di casa. Queste sono le affermazioni che convincono i figli a non voler più avere a che fare con i padri, e di questi casi ne abbiamo una notevole varietà.
Per ciò che riguarda la psicologia, che ultimamente sembra essere tanto in voga e che in effetti stà rovistando, a volte anche troppo pesantemente, nei rapporti familiari, è univoca nel precisare che i rapporti tra i figli ed entrambi i genitori devono essere paritari, soprattutto per il fatto che i figli, indipendentemente dal loro sesso, hanno bisogno di entrambe le figure genitoriali, dato che è dalla presenza costante di entrambe che formeranno il loro carattere. È scientificamente provato infatti che, seppure in tenera età, i figli apprendono da entrambe le figure genitoriali e si forgiano il loro carattere anche con la vicinanza del padre, il quale rappresenta per loro la sicurezza, così come la vicinanza della madre.
Allora perchè non si deve applicare l'affido condiviso ? Quanti sono oggi i padri che curano i propri figli facendogli il bagnetto, cambiandogli il pannolino, vestendoli, dando loro da mangiare e curando il loro ombelico appena nati o seguendoli durante i compiti scolastici e gli impegni sportivi? Sono moltissimi. Allora perché, se le donne hanno raggiunto la parità dei diritti nell'ambiente lavorativo, politico, religioso e sociale, i padri non possono avere un pari trattamento nei casi di separazione ed affido dei minori? Tanto più che la realtà della condizione femminile in Italia, come nel resto del mondo occidentale, è divenuta quella della donna/lavoratrice/madre, ovvero uguale a quella dell'uomo/lavoratore/padre. Allora dove stà la differenza ? Forse la differenza si trova nel fatto che oggi si vuole far pagare alla figura maschile i secoli di sottomissione da parte dell'altro sesso? Allora dove sono finite le lotte femministe per la parità dei Diritti tra Uomo e Donna?
Proprio per supportare ulteriormente quest'ultima considerazione vorremmo portare a conoscenza dei lettori e delle lettrici che una famosissima femminista americana Wendy Mc Elroy si è apertamente schierata a favore dei movimenti per la pari genitorialità al fianco degli innumerevoli movimenti maschili che stanno denunciando il non rispetto dei Diritti dell'Uomo, come si può agevolmente leggere nel nostro archivio dedicato alla Stampa Internazionale. Come è successo in passato per le Donne, le quali hanno, giustamente, manifestato un loro disagio, nonostante tutti pensassero che andava tutto bene per quei tempi, se ora ci sono dei Padri che si lamentano attraverso continue manifestazioni, articoli di giornale, trasmissioni dedicate all'argomento "Disparità di trattamento nelle cause di separazione ed affido minori", qualche ingiustizia e disagio sociale ci sarà veramente!
L'affidamento condiviso tende a ristabilire le funzioni genitoriali responsabilizzando entrambi i genitori, e soprattutto ridando le figure genitoriali ai figli onde evitare che, appena raggiunta l'età di 10-13 anni, gli stessi cadano nella depressione e nella sfiducia verso il prossimo, che l'affidamento monogenitoriale ha loro trasmesso.

Fausto Paesani

Risponde Tino Bedin

In disegno di legge all'esame della Commissione Giustizia della Camera vuole raggiungere obiettivi condivisibili. In caso di separazione e divorzio i figli verranno affidati ad entrambi i genitori e non più ad uno solo, la potestà sarà esercitata da entrambi ed ognuno dovrà ritagliarsi il proprio ruolo all'interno di un progetto educativo del/i figlio/i concordato insieme al giudice. I genitori avranno quindi il dovere di mettersi d'accordo nel superiore interesse dei figli, superando la conflittualità ove questa esista, eventualmente rivolgendosi a centri specifici di mediazione familiari per sedare il conflitto fra gli ex coniugi quando questo sia d'impedimento agli accordi di separazione.
L'affidamento condiviso si differenzia da quello congiunto in quanto non prevede per la sua applicabilità un accordo totale fra il padre e la madre, ma la disponibilità ad assumersi la propria responsabilità genitoriale nei confronti dei figli nel rispetto delle reciproche competenze e possibilità.
La questione è complessa, come dimostra il lungo percorso del disegno di legge alla Camera. In linea generale si può esprimere apprezzamento per il testo unificato del disegno di legge, al quale la Commissione è arrivata. Sono favorevole al riconoscimento del principio della bigenitorialità e contrario, proprio per questo, ad una riforma che affidi interamente al giudice le scelte in materia di potestà genitoriale. Ritengo infatti che tale soluzione, soprattutto nei casi di conflittualità che spesso caratterizzano le separazioni dei coniugi, sia fortemente limitativo della libertà. In generale occorre stare bene attenti ad introdurre nel codice civile una normativa così complessa ed incisiva: sarebbero preferibili in questa materia norme più leggere dal punto di vista tecnico. Non a caso sono numerose le perplessità manifestate sul disegno di legge, non sul principio, da parte di molti operatori del diritto.
Coerentemente con il principio della condivisione delle scelte in materia di figli mi sembra necessario approfondire meglio, tra l'altro, sull'ipotesi di prevedere forme di contribuzione diretta per determinate finalità, diverse dal tradizionale assegno di mantenimento.

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9 gennaio 2005
di-422
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Tino Bedin