Ospedale di Cairo Montenotte

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Cairo Montenotte (Savona), 21 dicembre 2004

Decisione contrastata all'ospedale di Cairo Montenotte
Un reparto di chirugia ginecologica,
dove non c'è neppure il reparto maternità

Da una vicenda locale la riflessione sul ruolo della Sanità pubblica


Egregio onorevole Bedin, vorrei chiederle gentilmente il suo parere su una questione che ultimamente mi sta particolarmente a cuore.
Da alcune settimane ho organizzato una campagna, tramite Internet e l'invio di e-mail di protesta ad enti locali e mass media, per tentare di impedire la costruzione di un reparto di chirurgia ginecologica, finalizzato all'esecuzione di interruzioni di gravidanza e eventualmente di inseminazioni artificiali, all'ospedale del mio paese, Cairo Montenotte (Savona). L'ospedale in questione è di piccole dimensioni e serve un bacino di utenza limitato all'Alta Valle Bormida, nell'entroterra savonese, è carente in reparti e apparecchiature diagnostiche e terapeutiche, non esiste nemmeno un reparto maternità... e l'Asl 2 Savonese vuole destinare i già scarsi fondi pubblici che ha a disposizione per la costruzione di un centro per aborti, con tutte le urgenze che ci sono!
Io pensavo che le Asl dovessero tutelare la vita e la salute dei cittadini, e non togliere fondi alla realizzazione di opere che dovrebbero perseguire questo fine per realizzarne altre che danno la morte ad esseri umani indifesi quali gli embrioni e i feti! La decisione è stata presa dal Direttore Generale dell'Asl 2 Savonese, avv. Ubaldo Fracassi. Il sindaco di Cairo Montenotte e svariate autorità locali, politiche, sanitarie, religiose, hanno espresso il loro parere contrario.
Alla suddetta campagna, che si sta svolgendo via Internet, tramite alcune mailing list e il sito FattiSentire www.fattisentire.net , hanno aderito centinaia di persone da tutta Italia e ha già dato i suoi primi risultati con lo scatenamento della polemica a livello locale e la pubblicazione di articoli e lettere sulla questione su quotidiani e settimanali locali e nazionali, e anche su notiziari telematici via Internet come Zenit.
L'obiettivo sarebbe quello di tentare di allargare la polemica, facendo uscire il caso dall'ambito locale portandolo all'attenzione dell'intera nazione: solo così aumenterebbero le speranze di successo della campagna. A questo scopo sarebbe necessario informare della questione le maggiori autorità dello Stato, magari tramite e-mail, e farla arrivare in Parlamento. Per questo io, come organizzatore e portavoce della campagna, chiedo gentilmente il suo aiuto, essendo lei un parlamentare. Io non sono un politico, mi occupo di tutt'altre cose, per cui non saprei proprio da che parte cominciare. Per questo sono certo che i Suoi consigli risulteranno preziosissimi.
Oltre a me, tutto il "popolo della vita", credenti e non , che considerano la vita umana sacra ed inviolabile fin dal concepimento, e tutti gli uomini di buona volontà che risiedono in Valle Bormida le saranno infinitamente grati e si ricorderanno certamente di lei e del suo partito alle prossime elezioni.
   

Davide Pigollo
coordinatore
Comunità "Gesù Luce del Mondo"
del Rinnovamento Carismatico Cattolico
Risponde Tino Bedin

La vicenda, così come lei la descrive, ha prevalentemente una rilevanza locale (intendo dire regionale e provinciale), viste le competenze della Regione in materia sanitaria, ma ha pure una rilevanza nazionale, perché il Fondo sanitario nazionale è ancora a carico del bilancio dello Stato. Un oculato utilizzo delle risorse disponibili da parte di ogni Asl ha quindi effetti sui livelli di spesa e di prestazioni di tutto il Servizio sanitario nazionale.
Dalla sua descrizione appare singolare che un ospedale zonale, quale è quello di Cairo Montenotte investa in "specializzazioni" mediche che andrebbero eventualmente collocate in ospedali regionali, nei quali personale ed attrezzature corrisponderebbero all'effettivo bacino di utenza. Sarebbe grave se tentasse di far sopravvivere l'ospedale di Cairo Montenotte (immagino anch'esso soggetto ai tagli che l'attuale governo ha inferto alla Sanità pubblica) attraverso un reparto di chirurgia ginecologica, in grado di "reggere" con interventi di aborto o di procreazione assistita ben oltre il proprio bacino di servizio. Sarebbe grave sul piano finanziario, sul piano della programmazione sanitaria, ma anche sul piano della sanità pubblica, che deve caratterizzarsi per la capacità di fornire una terapia di base accessibile, competente e poco costosa.
Sono tutti elementi che potrebbero essere portati all'attenzione del Governo e del Parlamento attraverso un'interrogazione parlamentare sia al ministro della Salute che ai ministri dell'Economia e delle Regioni. L'interrogazione parlamentare determina solitamente una procedura di verifica che, quanto meno, fa acquisire atti e procedimenti di determinate decisioni.
Proprio per i contenuti anche locali della vicenda, è opportuno che l'interrogazione parlamentare fosse presentata da senatori o deputati della zona di Cairo Montenotte o della provincia di Savona. Sarebbe importante che l'interrogazione avesse firme di parlamentari di entrambi gli schieramenti, magari come primo firmatario un senatore di centrosinistra al Senato e un deputato di centrodestra alla Camera. Le suggerisco quindi di presentare a loro la questione.
Anche il Consiglio regionale dovrebbe essere coinvolto, sempre con una interrogazione di consiglieri regionale dalle stesse caratteristiche.
Parlamento nazionale e Consiglio nazionale hanno certo questioni più generali da affrontare, ma questa mi sembra una vicenda sulla quale una qualche riflessione potrà aiutare ad organizzare la Sanità pubblica secondo la sua vocazione.


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29 dicembre 2004
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Tino Bedin