Gentilissimo Onorevole, il distinguo antropologico tra vita umana e persona farebbe sorridere addirittura i nostri padri greci prima che ancora la prima cristianità.
La questione dunque è puramente strumentale a giustificare l'assioma macchiavellico del "fine che giustifica i mezzi".
Se desideriamo mantenere i termini retorici delle frasi fatte bisogna sempre vedere che "fine e che mezzi". La scissione tra il concetto di vita umana e il concetto di persona apre inevitabilmente ad uno spiraglio di barbarie istituzionali che legittimano, magari democraticamente, una manipolazione della vita prescindendo dal rispetto della scelta dell'embrione. Se una donna o un medico scelgono al posto dell'embrione fanno un grave abuso non tanto al Vangelo quanto ancor prima alla ragionevolezza di una morale naturale fondata sulla ragione con un comportamento che di ragionevole non ha nulla e che rispecchia l'edonismo e il narcisismo morale di chi in scala democratica desidera legittimare un comportamento totalitarista eugenetico come fu quello di Hitler o di tanti tiranni del passato e del presente.
Inoltre il conflitto tra il desiderio di una donna o di una coppia e quello della vita nascente è un falso conflitto desiderato da chi vuole un'etica che conduce alla morte con il paravento della vita. Le lobby a favore di un referendum abrogativo o di una revisione della legge non a favore della vita nascente sono lastricate di buonissime intenzioni ma portano alla dissociazione ontologica e civile di ciò che è il cardine ragionevole di un rispetto fondante la civiltà.
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Paolo Cilia
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Risponde Tino Bedin
Scrivendo norme in tema di procreazione medicalmente assistita, i riferimenti etici sono ineludibili; parlo dei nostri riferimenti civili, comunitari: siano essi i principi fondamentali della nostra Costituzione o siano le norme della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, dove è proclamata la centralità della persona umana.
Il legislatore ha poi dovuto cercare di offrire una tutela a diritti nuovi: nuovi anche per il pensiero giuridico, in questo momento di strepitose potenzialità scientifiche, come lo sono quelli dell'embrione.
Sia l'obiettivo di applicare codici etici condivisi, sia quello di tutelare nuovi diritti, hanno messo il legislatore nella condizione di incidere su molte speranze, ma anche su molti dolori: di coppia e personali. La legge decide letteralmente sulla carne delle donne, sul cuore delle coppie, che con titubanza, inquietudine e interrogativi si rivolgono alla procreazione assistita. Anche questo non bisogna mai dimenticare nel confronto su questa legge.
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