Nel corso dell'ultimo Consiglio Comunale il sindaco Conte e la sua maggioranza hanno finalmente inserito in ordine del giorno la presentazione delle proprie linee programmatiche.
Normalmente questi indirizzi di governo sono previsti entro 60 giorni dall'esito elettorale; il fatto che, dopo sei mesi, Monselice continuasse ad essere l'unico comune della Provincia orfano di tali disposizioni ci ha confermato che probabilmente il sindaco Conte idee molto chiare intorno alla politica che vuole fare non le doveva avere.
Poi, quando il ritardo si stava facendo imbarazzante si pensò di presentarle in fretta e furia e, se non fosse stato per il nostro intervento, non sarebbero state esaminate, materia per materia, nelle apposite commissioni consiliari.
Tuttavia venerdì sera, frattanto che una maggioranza consiliare disinteressata e continuamente richiamata dal loro stesso Presidente del Consiglio offriva il tradizionalmente indecoroso comportamento, ci siamo resi conto che il ritardo era l'ultimo dei problemi.
Conte si è lanciato in una generica e confusa elencazione di cose da fare, una lettura impegnata di una lista della spesa in cui senza ordine, in tutti i settori si fa di tutto e di più. Alternava riferimenti a questioni di grande interesse e stringente problematicità ad interventi di modesta importanza.
Un documento programmatico dovrebbe indicare le grandi scelte strategiche dell'amministrazione comunale, gli obiettivi di fondo, la visione generale dell'Ente per i prossimi cinque anni; dovrebbe esplicitare come raggiungere questi obiettivi e con che priorità dare attuazione alle politiche che si scelgono di seguire.
Invece, dopo questo Consiglio Comunale non sappiamo che politica fiscale vuole seguire la giunta Conte, se continuerà ad indebitare il Comune accendendo continuamente mutui, se continuerà con la vendita del patrimonio pubblico; non sappiamo che modello di sviluppo economico si seguirà, come si svilupperà la zona industriale, come si favorirà l'artigianato, che ruolo avrà il turismo; non sappiamo cosa si intende fare sull'annoso tema del centro storico; non sappiamo se sul tema dell'acqua il Comune di Monselice appoggerà ancora gli aumenti; non sappiamo cosa si farà sul fronte rifiuti.
Ancora rimaniamo in attesa di sapere cosa si vuole fare intorno a quattro temi che ci sono molto cari: servizi sociali, scuola, sanità e casa. Riguardo ai primi non si sa cosa si farà di nuovo nei prossimi cinque anni, un barlume di programmazione sembra esserci solo dal punto di vista dei finanziamenti; sulla scuola non si sa nulla, sembra che si voglia solo rimediare ad eventuali problemi senza alcuna prospettiva di miglioramento; sulla sanità sappiamo solo che Conte insegue l'obiettivo del nuovo ospedale unico di Schiavonia ma per quanto riguarda il resto poco niente: mutismo su distretti territoriali, RSA e casa di riposo. Da ultimo la casa: negli ultimi cinque anni si sono limitati a ridistribuire l'esistente per quanto riguarda l'edilizia residenziale pubblica. Cosa vogliano fare nei prossimi cinque non siamo tenuti a saperlo.
Insomma, la domanda che sale spontanea si riferisce a quale sarà il ruolo della destra su tutto quanto abbiamo elencato finora. Le linee programmatiche dovrebbero essere questo: una sorta di manifesto di come si intende il "fare politica" e di quali sono le priorità che ci si dà. Nella relazione di Conte non c'era niente di tutto questo.
Probabilmente lui (o qualcun altro!) si è limitato a fare quanto già aveva fatto per la compilazione del programma elettorale: copia e incolla da quello di cinque anni fa ammettendo così l'immobilità del lustro appena passato!
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Carla Montelatici e Angelo Donato consiglieri comunali dei Democratici di Sinistra
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Risponde Tino Bedin
Il vostro lavoro di opposizione diventa così ancor più difficile, perché il sindaco non potrà essere incalzato o sfidato sulle scelte che ha presentate al consiglio comunale e quindi alla città. Senza rinunciare all'impegno nelle istituzioni, che per noi sono una ricchezza della comunità, servirà dunque concentrarsi in quel lavoro di ascolto della città che ha caratterizzato la campagna elettorale di Francesco Corso e che per cinque anni sarà lo strumento con cui Monselice incalzerà i suoi amministratori e il suo sindaco.
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