Elezioni palestinesi

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Selvazzano Dentro (Padova), 15 dicembre 2004

Eppure israeliani e americani dichiarano di volerle favorire
In coda ai posti di blocco
anche i candidati alle elezioni palestinesi

Il virus dell'unilateralismo sarà debellato?


Chi segue regolarmente la situazione dei Palestinesi, si trova di fronte una tal massa ininterrotta di dati uno più drammatico dell'altro, che vien preso dallo sconforto. Finisce col sentire quelle tragedie come un dolore, un lutto suo personale del quale soffrire in silenzio e da solo. Tuttavia la mente dice che quel che succede là, sia pure in minima parte, va fatto conoscere. Per questo mi permetto di scrivere di nuovo, superando una nausea interiore, un fortissimo pudore, che mi spingerebbe a rifugiarmi nel mutismo.
Grande risalto vien dato alle prossime elezioni politiche in Palestina, presentate come l'avvio della soluzione del conflitto in quell'area. Americani e israeliani hanno dichiarato il loro impegno per favorirne la realizzazione e il pieno successo. E hanno già stabilito quali accordi capestro dovrà accettare il futuro presidente. In caso contrario: dita puntate contro di lui che non vuole la pace.
Ma accade questo: che due candidati ufficiali, due noti e accreditati uomini politici palestinesi, regolarmente presenti nelle liste ufficiali in competizione, vengono fermati, malmenati e detenuti in manette mentre cercano di superare un posto di blocco per recarsi a pronunciare un discorso di propaganda politica, già pubblicamente annunciato e compreso nella circoscrizione in cui risultano candidati.
Per evidenziare l'assurdo. A lato di quel posto di blocco, in una strada ben asfaltata, tutta dedicata a loro, in spregio alla legge internazionale che dichiara la loro presenza illegale, sfrecciano indisturbati e veloci i coloni israeliani. Ma un candidato alle elezioni presidenziali palestinesi non può raggiungere una zona del suo collegio se non mettendosi in coda tra centinaia di connazionali ammassati in spiazzi polverosi e esposti a tutti gli eccessi climatici e sperare in bene - il passaggio non è garantito - solo se munito di permesso vidimato dalle autorità israeliane.
   

Giampaolo Peccolo
Risponde Tino Bedin

Una delle conseguenze immediate della applicazione della teoria americana della guerra preventiva si vede proprio in Palestina ed in Israele: uno degli attori in campo detta le regole e si premura di farle rispettare con la forza anche agli altri attori. Il governo israeliano ha sempre detto che Arafat era un grosso ostacolo sulla via della convivenza pacifica. Ora che Arafat è morto, c'è il rischio che il virus dell'unilateralismo abbia inguaribilmente contagiato Israele.


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18 dicembre 2004
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