Il Coordinamento Nazionale dei Piccoli Comuni Italiani riunitosi in Veneto aderisce allo sciopero nazionale promosso dalla CGIL, CISL e UIL per sabato 30 ottobre contro una legge finanziaria ingiusta, iniqua e inutile.
Per i dieci milioni di cittadini che vivono nelle piccole comunità italiane è l¹ennesimo schiaffo alle speranza di una condizione di vita normale. Una legge finanziaria che non crea sviluppo, lavoro, certezze sul futuro, ma solo tagli ai servizi essenziali alla persona come la scuola, la sanità, il trasporto pubblico. Non c'è nessun programma relativo all¹innovazione tecnologica, alla valorizzazione dei piccoli comuni, solo slogan elettorali e promesse, come le tre "I", inglese, informatica e impresa, sempre annunciate e mai realizzate, lasciando una parte significativa del Paese in una condizione di arretratezza tecnologica devastante e pericolosa proprio nell¹era della comunicazione di massa. Una finanziaria che prevede solo ulteriori sacrifici per le famiglie che vivono nei piccoli comuni, soprattutto montani, dove il costo della vita è di molto superiore alla media nazionale, con una impressionante ed inarrestabile spoliazione dei servizi.
Una finanziaria che costringerà centinaia di piccoli comuni al dissesto finanziario e che non tiene in nessun conto della richiesta di attenzione verso un patrimonio sociale, ambientale e culturale che sta letteralmente scivolando nel baratro nell'indifferenza generale della maggioranza parlamentare e del Governo.
Una legge finanziaria che penalizza soprattutto le fasce più deboli della popolazione, i giovani e gli anziani. Per i giovani le differenze e le distanze con chi vive nelle grandi realtà urbane nazionali ed europee aumentano sempre di più, negando loro il diritto alle pari opportunità. Per gli anziani una finanziaria che accentua il disagio per l¹assenza di servizi socio assistenziali sempre più marcata nei piccoli comuni, costretti a vendere gli ori di famiglia per far quadrare il bilancio. Come dimostrano il piccolo comune di Castelpoto, in provincia di Benevento, che ha messo in vendita il centro storico e tanti altri Sindaci, costretti a spegnere i lampioni o tagliare l¹assistenza domiciliare agli anziani a causa di bilanci ridicoli.
Una condizione di notevole disagio che sfugge alla maggioranza parlamentare insensibile verso il dramma delle piccole comunità ed impegnata a promettere attraverso il Presidente del Consiglio, on. Silvio Berlusconi, un taglio delle tasse impossibile ed inutile in un Paese dal costo della vita ormai altissimo e proibitivo per milioni di famiglie, soprattutto per quelle che vivono nei piccoli comuni.
Per queste ragioni da ogni piazza dei piccoli comuni italiani sabato partirà un messaggio per una Legge finanziaria attenta ai bisogni veri e soprattutto la richiesta di dimissioni del Governo per manifesta insensibilità politica a risolvere i problemi del Paese, prima che sia davvero troppo tardi.
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Coordinamento nazionale Piccoli Comuni
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Risponde Tino Bedin
È nelle situazioni di disparità che si misura ancora di più la inadeguatezza delle scelte economiche compiute dalla Destra in questi anni ed arrivate ormai al pettine con l'attaule manovra finanziaria da 24 miliardi di euro (poco meno di 50 mila miliardi delle vecchie lire), cui il governo costringe gli italiani per coprire i buchi creati da Berlusconi e Tremonti. La vita nei piccoli comuni è appunto una delle condizioni di disparità, perché ai disagi generali si aggiungono quelli dovuti sia alla limitazione di alcuni servizi sia ai costi maggiori per i privati e per gli enti pubblici. Pretendere di tagliare in maniera indiscriminata, come fa la prima finanziaria firmata dal ministro Siniscalco (assieme a Berlusconi), è consolidare le disparità ed ingigantirle, mentre compito di ogni governante e della politica dovrebbe essere quello di creare pari opportunità, compensando appunto le diseguaglianze.
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