Scuola media Berlusconi-Moratti

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Monselice (Padova), 19 settembre 2004

L'informatica non è neppure una materia autonoma
Tagliata anche la lingua italiana
nella scuola media di Berlusconi-Moratti

C'è ancor più bisogno di insegnanti preparati e motivati


Caro Senatore, ho letto con prevedibile interesse la tua "Lettera dal Senato" dedicata alla scuola, che mi trova d'accordo su tutto quanto affermi e denunci.
Vorrei aggiungere qualcosa in merito a quella che in molti chiamano "de - forma Moratti".
1) Recentemente (15 luglio 2004) il Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione ha mosso non poche critiche alla legge in questione, sollevando anche, a quel che capisco, qualche dubbio sulla costituzionalità della stessa, in particolare per quel che riguarda la Scuola media: è un documento, quello elaborato dal CNPI, molto interessante che varrebbe la pena fosse conosciuto non solo dai pochi addetti ai lavori.
2) Non solo lo studio delle lingue straniere ha subito una decurtazione oraria, ma anche quello della lingua italiana, che mi sembra prioritario rispetto ad altre, della storia e della geografia.
3) La tanto sbandierata informatica (una delle tre famose "i") non è disciplina insegnata da uno specifico docente, ma "spalmata" su tutti gli insegnamenti (mi viene in mente l'adagio popolare che dice "Il cane di tanti padroni è morto di fame").
4) L'educazione tecnica è sparita, accorpata nell'insegnamento di "Scienze e tecnologia"; a quest'ultima sezione disciplinare è dedicata una sola ora settimanale (a fronte delle tre del precedente ordinamento), durante la quale, secondo le indicazioni degli "Obiettivi specifici di apprendimento" contenuti nel decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004, dovrebbero essere anche impartiti "Principi di economia domestica" tra i quali "individuare e praticare esperienze di design, cucitura, tessitura e ricamo per scopi funzionali ed estetici": come si vede il vecchio "taglio e cucito", altro che computer!
5) La figura del tutor: non si sa che debba fare, chi debba essere, di quanti alunni si debba occupare, in quali tempi, con quali modalità, come si debba formare (oltre, naturalmente, a rischiare di divenire un super insegnante a scapito della collegialità).
6) È quasi del tutto sparita la "classe" ed è del tutto assente (nella normativa) il consiglio di classe, organo collegiale fondamentale per la crescita della azione didattica ed educativa.
7) Nei testi normativi è quasi del tutto assente la parola "educazione", sostituita da "formazione": non è semplice svista linguistico-lessicale: è il portato di un modo di intendere la società che vuole marionette ben addestrate e non pensanti, prive di capacità critica, al posto di cittadini: chi pensa con la propria testa può essere pericoloso per il regime che si vuole instaurare.
La cultura fa paura a chi ama svisceratamente il potere come beneficio personale e personalistico, ed quindi meglio lasciare più gente possibile nell'ignoranza, soddisfacendo occhi e pance con i pietosi spettacoli che ci vengono propinati per ogni dove (parlo dei mezzi di comunicazione che ormai sembrano rispondere alla logica del panem et circenses tanto cara a certi dispotici imperatori di Roma).
   

Giuliano Polato
Risponde Tino Bedin

Giuliano Polato è un insegnante, appassionato della sua attività: lo scrivo per i lettori e per dare alle sue considerazioni la forza dell'esperienza e della conoscenza. Non ho, anche per questo, nulla da commentare.
Fra tutte le sue osservazioni che condivido, voglio sottolineare il richiamo alla scelta culturale e politica che è alla base della deforma Moratti: realizzare una scuola funzionale al mercato e al lavoro, nella quale le esigenze personali di educazione alla ricerca, allo studio, alla riflessione contano meno della formazione al lavoro. Non dico che non ci siano; semplicemente vengono dopo. Devo riconoscere che questa scuola è probabilmente in sintonia con una parte rilevante dell'opinione pubblica italiana. Per questo c'è ancor più bisogno di insegnanti motivati e preparati, che aiutino famiglie e studenti nella ricerca della effettiva educazione.


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24 settembre 2004
di-391
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Tino Bedin