Venezia orientale

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Venezia, 2 luglio 2004

Un territorio che ha tutti i requisiti per l'autonomia
Una provincia per la Venezia Orientale
Alla Lega bastava Monza e alla maggioranza interessava salvare se stessa


Egregi Parlamentari eletti in Veneto, nei giorni scorsi il Parlamento ha riconosciuto ad alcuni territori d'Italia il diritto di costituirsi in provincia: Monza, Fermo e Barletta. Così, per l'ennesima volta è rimasta senza risposta la analoga richiesta avanzata dall'area della Venezia Orientale.
Troviamo difficile comprendere il perché di questa indisponibilità. Per l'istituzione della Provincia della Venezia Orientale l'iter procedurale è stato ripetutamente esaurito. E questo sia per la procedura prevista dall'art.133 della Costituzione che per quella conseguente alla legge 142/90 e collegata alla istituzione delle Città Metropolitane (Venezia). Più volte le Amministrazioni Locali, Comuni e Regione Veneto, hanno deliberato in questo senso e anche le Parti Sociali si sono espresse nello stesso modo. Si tratta infatti di una richiesta ed una aspirazione che si è sviluppata e radicata nel tessuto civile già dagli anni '70 e che risponde ad un unico obiettivo: permettere alle comunità locali di questa parte del Veneto di avere una istituzione democratica e qualificata, come l'ente provincia, che corrisponda alle dimensioni e alla espressione elettiva di un territorio che ha caratteristiche ed esigenze proprie, specifiche e diverse. E che non si tratti di campanilismo o localismo lo dimostrano i riconoscimenti istituzionali che la Venezia Orientale (già definita "Veneto Orientale") ha ottenuto in questi ultimi 20 anni: la legge regionale 16/9 "per il decentramento amministrativo e lo sviluppo economico e sociale nel Veneto Orientale", la riorganizzazione del SSN in una unica Aussl (la n° 10 del Veneto Orientale) e del trasporto pubblico in una unica Azienda pubblica (l'ATVO), il Patto Territoriale per lo sviluppo della Venezia Orientale (approvato dal CIPE nel 1997) e di ben altri 3 Patti di concertazione territoriale (per il lavoro, per la solidarietà sociale, per il settore primario), la costituzione del GAL della Venezia Orientale.
Facciamo presente che il territorio della Venezia Orientale possiede tutti i requisiti richiesti dalla legislazione in vigore per ottenere il riconoscimento di provincia: gli abitanti residenti superano le 200.000 unità, l'omogeneità economica e sociale è confermata da innumerevoli studi e ricerche ed i cittadini stessi si sono espressi, attraverso le loro rappresentanze sociali e culturali, per questa opzione.
Vale la pena anche ricordare che il Veneto è l'unica regione d'Italia che non ha mai avuto soddisfatta la richiesta di riorganizzazione dell'assetto delle provincie, istanza che ha riguardato non solo la Venezia Orientale ma anche altri territori sub-provinciali.
Infine, circa l'argomentazione adotta, quella degli oneri a carico dello Stato che l'istituzione di un nuovo ente comporterebbe, in più occasioni per bloccare la nascita della provincia della Venezia Orientale (che però evidentemente non è valsa per le altre 10 nuove province e una regione nel frattempo istituite e nemmeno viene considerata nel dibattito politico-istituzionale relativo alla costituzione delle Città Metropolitane), precisiamo che nel territorio già sono attivi sedi, uffici e personale di tutti i rami della Pubblica Amministrazione e che le esperienze già collaudate delle nuove province dimostrano che i benefici in termini di efficienza ed efficacia realizzati dalle nuove istituzioni sono di ben lunga superiori ai costi per il loro avvio.
Chiediamo quindi a voi tutti, senza alcune differenza di schieramento politico e partitico, di attivare in entrambe le Camere del Parlamento tutte quelle iniziative che possano dare una concreta soluzione alla, non più prorogabile, istituzione della Provincia della Venezia Orientale.
   

Alberto Argentoni, amministratore pubblico Eraclea
Andrea Granzotto, dirigente Confcommercio
Antonio Sartorello, imprenditore artigiano
Antonio Tondello, dirigente cooperative
Arriego Rizzetto, dirigente scolastico
Bruno Anastasia, ricercatore
Bruno Panigai, amministratore pubblico Fossalta di Portogruaro
Carlo Fantinello, amministratore pubblico Fossalta di Piave
Clara Sutto , dirigente associazione coltivatori CIA
Daniele Baldo, dirigente sindacale Cgil
Daniele Chiarotto, dirigente sindacale Cisl
Danilo Toccane, dirigente sindacale Cgil
Francesco Carrer, amministratore pubblico Meolo
Franco Menazza, dirigente associazione coltivatori COPAGRI
Franco Scantamburlo, dirigente sindacale Cgil
Ennio Bolzonella, presidente Federquadri
Gastone Rabbachin, amministratore locale Portogruaro
Gianni Clementi, architetto
Graziano Voltarel, amministratore pubblico Noventa di Piave
Guido Marcati, dirigente sindacale Cisl
Ivo Simonella, ambientalista
Lorenzo De Vecchi, dirigente sindacale Cisl
Luca Fracasso, commercialista
Lucio Strumendo
Luigino Cuzzolin, amministratore pubblico Noventa di Piave
Luigino Moro, amministratore pubblico San Stino di Livenza
Marco Favaro, ambientalista
Marco Michielli, imprenditore turismo
Nereo Fracasso, commercialista
Oscar Galeazzi, imprenditore Jesolo
Paola Morandini, dirigente cooperative
Paolo Anastasia, dirigente d'azienda
Roberto Barbieri, dirigente Confartigianato
Roberto Soncin, dirigente sindacale Cisl
Rodolfo Viola, amministratore pubblico Ceggia
Ruggero Boatto, imprenditore turismo
Walter Menazza, amministratore pubblico Musile di Piave
Risponde Tino Bedin

La decisione della maggioranza di Destra di portare a votazione solo tre province è un altro capitolo dell'asservimento degli interessi generali al solo bisogno del governo e della Destra. Bisognava dare soddisfazione alla Lega per tentare di rinsaldare l'alleanza in vista delle elezioni amministrative e quindi bisognava promuovere Monza. C'è stato addirittura un momento in cui al Senato è parso che, accontentata la Lega, non contassero più neppure le altre due province, Fermo e Barletta, messe insieme come semplice foglia di fico e per avere i numeri necessari da tutte le aree geografiche del Parlamento.
La Venezia orientale con le persone che la abitano, la sua economia e la sua storia non entrava nel gioco della maggioranza ed è rimasta fuori.
Quando si fa parte della maggioranza non basta vantare disegni di legge: bisogna dimostrare che si riescea governare. Sull'istituzione di nuove province non si è governato.


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1 agosto 2004
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