Dai dati pubblicati sul sito ufficiale del Ministero dell'Interno e
rielaborati da uno studio, promosso dal Sen Tino Bedin (DL-Ulivo), emerge
che complessivamente sono oltre 24 milioni d'euro in meno che i Comuni
padovani avranno a disposizione quest'anno. Rispetto alle tasse che ha
pagato, ogni cittadino avrà indietro dal suo sindaco in beni e servizi 37
euro in meno.
Ed è solo l'ultimo dei tagli. La Corte dei Conti ha recentemente riassunto
che nel giro di 24 mesi (tra il 2001 e il 2002) i trasferimenti statali ai
comuni sono scesi da 18,6 a 16,2 miliardi d'euro. Il blocco delle
addizionali locali disposto nel 2003 e confermato nel 2004 riduce ancora di
più i fondi municipali. Ci vuole poco a capire che ciò si tradurrà in una
drastica riduzione dei servizi prestati dagli enti locali.
Riportando l'attenzione nel Comune di Monselice (17.458 abitanti), si
evidenzia che per il 2003 il contributo assegnato era pari ad euro
2.890.339 con una media per abitante di 165,21 euro. Il contributo per il
2004 si è invece ridotto a 2.392.024 euro, portando la media per abitante
ad abbassarsi a 136,89 euro.
Il taglio assoluto è quasi di un miliardo di vecchie lire (- 498.315 euro),
mentre il taglio per abitante è in percentuale del 17,14 per cento, circa 30 euro in
meno.
Dopo alcuni raffronti, scopriamo che non va meglio ad Este (16.704
abitanti) dove si ritrovano 468.401 Euro in meno e con un taglio per
abitante pari al 15,29 per cento. In piccoli centri come Anguillara la riduzione è contenuta ad un - 3,45 per cento,
ma in altri paesi della bassa è andata peggio: Montagnana -21,58, Casale
di Scodosia -26, molto vicini al poco invidiabile record provinciale
detenuto da Veggiano con un taglio del 30 per cento.
La "nostra" amministrazione di Monselice, in questa situazione di sofferenza negli
introiti governativi, arriva ad approvare la riduzione dell'Ici di circa
mezzo punto, portandola al 4,5 per mille. Una scelta paradossale se pensiamo che nell'arco di 4 anni, i mutui del
Comune sono passati da 8 a 16 milioni di euro nonostante la vendita di
buona parte del patrimonio pubblico. Un indebitamento clamoroso dovuto
soprattutto al fatto che questa Giunta non è stata in grado di attingere a
finanziamenti europei, nazionali e regionali. Per essere più incisivi nella
spiegazione, affermiamo che ogni bambino che nasce nel nostro Comune, come
ognuno di noi, si trova sul groppone circa 1000 euro di debiti!
In questi giorni a Monselice è un fiorire di cantieri, di lampioni, di strade
asfaltate (spesso riasfaltate più volte, come Via Orti), le classiche cose
che gli amministratori uscenti eseguono a ridosso della scadenza elettorale.
Un approccio clientelare, che punta a lanciare fumo negli occhi degli
elettori.
Minori entrate, tagli governativi, spese faraoniche (Via valli,
etc), sperperi (Via orti, San Paolo, Pista di Via Colombo, etc), raddoppio
dei mutui. Ci vuole poco a capire che siamo di fronte ad una situazione
vicina al collasso amministrativo, dove i primi a farne le spese sono stati
i servizi per i cittadini ed il mondo associativo sportivo, culturale,
ambientale.
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Francesco Miazzi
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Risponde Tino Bedin
Non commento le valutazioni sul comune di Monselice, anche se non ho difficoltà ad immaginare che l'atteggiamento della Destra al governo faccia scuola anche in periferia. Non è una buona scuola quella di Berlusconi e di Tremonti: contrariamente alla tradizione della Destra liberale, questi due liberisti non hanno assolutamente a cuore il bilancio pubblico. Si accostano ad esso non come ad un patrimonio di tutti ma ad uno strumento da utilizzare per attuare promesse elettorali ed obiettivi settoriali, senza badare se questo patrimonio si consuma. Il rispetto dei conti pubblici non è un obbligo che ci deriva dall'Europa e dall'euro; è un dovere morale nei confronti delle tasse pagate dai cittadini e che i cittadini destinano alla comune sicurezza e non agli spot elettorali e alle inaugurazioni.
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