La guerra in Iraq

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Gorizia, 11 maggio 2004

I crimini di guerra restano crimini
Democrazia tradita in Iraq
La guerra porta sempre con sé una limitazione della libertà


Finalmente la nostra tanto declamata Democrazia fa i conti con se stessa. La caduta del Comunismo ci ha liberato dal pericolo rosso e come d'incanto ci ha fornito il tempo necessario per guardarci allo specchio.
È vero, la nostra aggressività, di popoli occidentali, è capace di superare quei limiti che sono imposti, proprio, dalla regola democratica. La tragedia dell'11 settembre non può e non deve permettere a nessuna democrazia di inalberarsi diventando di fatto una copia del potere nazista. I crimini di guerra restano crimini di guerra per tutti. Infine c'è il rammarico che i primi ad essere stati traditi, dagli attuali governi democratici, siano stati quei cittadini che con il loro "dovere" hanno sempre lavorato per dare alle genti, di questa terra, un futuro di "diritto".
Ricordiamo volentieri l'articolo 11 della nostra Carta Costituzionale: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo".
   

Renato Elia
Risponde Tino Bedin

La Costituzione italiana è la memoria delle sofferenze che la guerra (le guerre) ha inflitto alle persone e alle famiglie, per questo occorre rispettarla, sapendo che ogni guerra (imposta o subita) porta con se una riduzione delle libertà e quindi della democrazia, anche per chi si sente più forte.

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13 maggio 2004
di-364
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Tino Bedin