Kenya

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Padova, 12 aprile 2004

Contro le demolizioni e gli sgomberi in Kenya
Appello per il diritto alla casa:
"Viva Nairobi viva"

Gli europei si faranno carico dell'Africa?


Denunciamo all'opinione pubblica internazionale che il governo del Kenya ha deciso senza congruo preavviso, ed entro pochi giorni, la demolizione di decine di migliaia di strutture (baracche, scuole, chiese, centri comunitari, cliniche, mercatini, ecc.) che provocheranno lo sgombero forzato di oltre 354.000 persone da Kibera, Korogocho, Kahawa Soweto, Kamae, Kware, Kamwanya, Kanguku, Kandutu, City Cotton, Mutumba, Kareru, Kirigu, Muria-Mbogo, Mutego, Njiku e altri, tra i più popolati dei 168 slums di Nairobi. Altri sgomberi sono previsti in tutto il paese.
Le demolizioni, già cominciate, riguardano:
· più di 20.120 costruzioni, abitate da più di 108.000 persone, vicino alla ferrovia;
· più di 16.800 costruzioni, abitate da più di 170.000 persone, per realizzare una tangenziale;
· più di 4.500 costruzioni, abitate da più di 76.100 persone vicino alla linea elettrica.
Denunciamo che il governo del Kenya non ha finora offerto nessuna alternativa né compensazione a queste persone, i più poveri della città, che vivono precariamente di lavori informali e piccolo commercio.
Ricordiamo che così facendo il governo del Kenya viola pesantemente le obbligazioni legali della Convenzione Internazionale sui Diritti Economici Sociali e Culturali (artt. 2, 7, 11, 12, 13 e 15) firmata dal Kenya il 3/1/76, nonché l'Agenda Habitat e l'Agenda 21, che prevedono l'obbligo di trovare soluzioni alternative quando gli sgomberi sono inevitabili.
Per questi motivi facciamo nostri gli appelli alla solidarietà internazionale lanciati dall'Urban Parish Network in the Informal Settlements, dall'International Alliance of Inhabitants, dal COHRE e da altri per ridare una speranza ai più poveri tra i poveri.
Invia anche tu il tuo messaggio adesso per chiedere con forza!
1. Al Governo del Kenya e al Sindaco di Nairobi di:
· Rispettare gli obblighi stabiliti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti Economici Sociali e Culturali.
· Bloccare immediatamente tutte le demolizioni e gli sgomberi forzati.
· Aprire subito un confronto serio con le comunità interessate per trovare soluzioni accettabili: limitare al massimo gli sgomberi, concordare eventuali rilocazioni abitative, indennizzare adeguatamente gli sgomberati.
· Sviluppare una nuova politica abitativa ed urbana pubblica che parta dal rispetto del diritto alla casa di tutte le persone (sicurezza abitativa, pianificazione, recupero urbanistico, sanificazione).
· Costituire un comitato indipendente di coordinamento per l'attuazione pacifica ed ordinata dei trasferimenti.
· Designare un comitato consultivo interministeriale per coordinare i programmi di demolizione e sgombero.
· Fornire assistenza immediata e compensazione a quelle persone che già sono state sgomberate.
2. Alla Commissione Europea, ai Governi e alla Banca Europea degli Investimenti di:
· Bloccare qualsiasi finanziamento destinato al Kenya per realizzare le infrastrutture se non sono rispettate le condizioni di cui sopra causando le demolizioni e gli sgomberi forzati.
3. A UN-Habitat di: · Intervenire immediatamente per invitare il governo del Kenya ad accettare le proposte di confronto per trovare soluzioni rispettose del diritto alla casa di tutte le persone.    

Giovani Impegno Missionario
Missionari Comboniani
Risponde Tino Bedin

L'opinione pubblica occidentale deve essere grata ai missionari che lavorano in Africa e ai gruppi di appoggio che lavorano in Italia: documentazioni come quella contenuta in questo appello non verrebbero mai conosciute e valutate. Torna anche in questa situazione il ruolo dell'Unione Europea, ma io direi degli europei: c'è un continente che da solo non ce la fa più, che è persino troppo debole per costituire una minaccia alla sicurezza, ma la cui miseria potrebbe far esplodere il pianeta. Qui c'è davvero da costruire le condizioni per la pace. Sono condizioni apparentemente costose, ma assai meno di una guerra.

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14 aprile 2004
di-359
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Tino Bedin