Denunciamo all'opinione pubblica internazionale che il governo del Kenya ha
deciso senza congruo preavviso, ed entro pochi giorni, la demolizione di
decine di migliaia di strutture (baracche, scuole, chiese, centri
comunitari, cliniche, mercatini, ecc.) che provocheranno lo sgombero forzato
di oltre 354.000 persone da Kibera, Korogocho, Kahawa Soweto, Kamae, Kware,
Kamwanya, Kanguku, Kandutu, City Cotton, Mutumba, Kareru, Kirigu,
Muria-Mbogo, Mutego, Njiku e altri, tra i più popolati dei 168 slums di
Nairobi. Altri sgomberi sono previsti in tutto il paese.
Le demolizioni, già cominciate, riguardano:
· più di 20.120 costruzioni, abitate da più di 108.000 persone,
vicino alla ferrovia;
· più di 16.800 costruzioni, abitate da più di 170.000 persone, per
realizzare una tangenziale;
· più di 4.500 costruzioni, abitate da più di 76.100 persone vicino
alla linea elettrica.
Denunciamo che il governo del Kenya non ha finora offerto nessuna
alternativa né compensazione a queste persone, i più poveri della città, che
vivono precariamente di lavori informali e piccolo commercio.
Ricordiamo che così facendo il governo del Kenya viola pesantemente le
obbligazioni legali della Convenzione Internazionale sui Diritti Economici
Sociali e Culturali (artt. 2, 7, 11, 12, 13 e 15) firmata dal Kenya il
3/1/76, nonché l'Agenda Habitat e l'Agenda 21, che prevedono l'obbligo di
trovare soluzioni alternative quando gli sgomberi sono inevitabili.
Per questi motivi facciamo nostri gli appelli alla solidarietà
internazionale lanciati dall'Urban Parish Network in the Informal
Settlements, dall'International Alliance of Inhabitants, dal COHRE e da
altri per ridare una speranza ai più poveri tra i poveri.
Invia anche tu il tuo messaggio adesso per chiedere con forza!
1. Al Governo del Kenya e al Sindaco di Nairobi di:
· Rispettare gli obblighi stabiliti dalla Convenzione Internazionale
sui Diritti Economici Sociali e Culturali.
· Bloccare immediatamente tutte le demolizioni e gli sgomberi
forzati.
· Aprire subito un confronto serio con le comunità interessate per
trovare soluzioni accettabili: limitare al massimo gli sgomberi, concordare
eventuali rilocazioni abitative, indennizzare adeguatamente gli sgomberati.
· Sviluppare una nuova politica abitativa ed urbana pubblica che
parta dal rispetto del diritto alla casa di tutte le persone (sicurezza
abitativa, pianificazione, recupero urbanistico, sanificazione).
· Costituire un comitato indipendente di coordinamento per
l'attuazione pacifica ed ordinata dei trasferimenti.
· Designare un comitato consultivo interministeriale per coordinare
i programmi di demolizione e sgombero.
· Fornire assistenza immediata e compensazione a quelle persone che
già sono state sgomberate.
2. Alla Commissione Europea, ai Governi e alla Banca Europea degli
Investimenti di:
· Bloccare qualsiasi finanziamento destinato al Kenya per realizzare
le infrastrutture se non sono rispettate le condizioni di cui sopra causando
le demolizioni e gli sgomberi forzati.
3. A UN-Habitat di:
· Intervenire immediatamente per invitare il governo del Kenya ad
accettare le proposte di confronto per trovare soluzioni rispettose del
diritto alla casa di tutte le persone.
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Giovani Impegno Missionario Missionari Comboniani
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Risponde Tino Bedin
L'opinione pubblica occidentale deve essere grata ai missionari che lavorano in Africa e ai gruppi di appoggio che lavorano in Italia: documentazioni come quella contenuta in questo appello non verrebbero mai conosciute e valutate. Torna anche in questa situazione il ruolo dell'Unione Europea, ma io direi degli europei: c'è un continente che da solo non ce la fa più, che è persino troppo debole per costituire una minaccia alla sicurezza, ma la cui miseria potrebbe far esplodere il pianeta. Qui c'è davvero da costruire le condizioni per la pace. Sono condizioni apparentemente costose, ma assai meno di una guerra.
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