Uganda e Pax Christi

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Verona, 6 aprile 2004

Disinteresse del governo Berlusconi per la situazione
Un altro missionario italiano ucciso:
appello per l'Uganda

Un'agenda internazionale che non tiene conto delle persone


L'ennesimo tributo di sangue versato da un missionario italiano in Uganda, padre Luciano Fulvi, ancora una volta richiama l'attenzione sulla tragedia dell'Uganda, dove si combatte una guerra dimenticata da 18 anni.
Pochi mesi fa abbiamo lanciato in rete un appello alla comunità internazionale per un intervento che ponga fine alla terribile guerra civile che ha causato finora oltre 100.000 morti, due milioni di sfollati e almeno 20.000 bambini rapiti, violentati o costretti a combattere. Ogni giorno il cosiddetto Esercito di Liberazione del Signore (LRA), guidato da Joseph Kony, commette massacri, torture di civili e rapimenti di bambini e bambine, destinati a diventare soldati e schiave. I bambini-soldato vengono usati come carne da macello, drogati, violentati, costretti ad assassinare i loro familiari e coetanei.
In Uganda «la situazione umanitaria è peggiore di quella in Iraq: non c'è nessun altro posto al mondo con un'emergenza di questo livello, che richiama così poco l'attenzione internazionale», dichiarò alcuni mesi fa Jan Egeland, vicesegretario generale dell'Onu. A questa presa di posizione non è ancora seguita alcuna iniziativa da parte della comunità internazionale, mentre i missionari Comboniani da mesi chiedono inutilmente l´invio dei Caschi Blu per difendere la popolazione civile.
La terra ugandese è stanca di bere sangue, per questo ci siamo appellati al Parlamento e al governo italiano, al Parlamento e ai governi d'Europa e alla comunità internazionale per porre fine a questa follia. Chiediamo la presenza attiva dell'ONU per salvare la vita di molte persone e dare inizio a un processo di pace. Abbiamo raccolto e inviato a molti deputati migliaia di firme da tutto il mondo, scritto ai principali quotidiani italiani e pubblicato l'appello su molti di essi. Nonostante tutti questi sforzi il Governo italiano, preso da ben altre priorità, non ha ancora trovato il tempo di occuparsi del problema. Sorprende che i fautori delle "guerre umanitarie" e coloro che si dicono impegnati ad esportare la democrazia nel mondo si disinteressino completamente di una tragedia delle proporzioni di quella ugandese, certamente non inferiore a quella irachena per gravità e atrocità. Per questo insistiamo nella nostra campagna e vi rilanciamo con forza il nostro appello, anche per onorare la memoria di padre Luciano e di tutti coloro che sono morti per aiutare e proteggere le donne e i bambini ugandesi.
   

Punto Pace Pax Christi Verona
Risponde Tino Bedin

L'agenda internazionale è purtroppo ancora dettata non dalle esigenze delle persone, ma dalla esigenze della superpotenza e della sua sicurezza. Un ruolo decisivo può però svolgere l'Unione Europea: lo ha già fatto nei mesi scorsi in Congo, potrebbe svolgerlo complessivamente in Africa, in stretta collaborazione con l'Organizzazione per l'unità africana. Ma l'Europa non è un'entità astratta: si muove se le opinioni pubbliche sono d'accordo nell'investire risorse e persone per la pace e per la vita.

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14 aprile 2004
di-358
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Tino Bedin