Corso di laurea 2000

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Albignasego (Padova), 3 aprile 2004

L'iniziativa dei piloti italiani in Iraq
Denunciare l'inadeguatezza dei mezzi
in un'operazione militare è un dovere morale

Militari professionisti non possono che amare la missione che hanno scelta


Sono il colonnello (R ) Vanni Barichello e mi sono occupato per dieci anni nella Nato a Vicenza di Guerra Elettronica e poi, alla chiusura della 5^ ATAF, sono diventato Capo della Sezione Guerra Elettronica del Comando Operativo delle Forze Aeree (COFA).
Non avrei voluto intervenire nella questione dei Piloti denunciati in Iraq per due motivi: il primo è che non conosco l’attuale situazione su quel teatro operativo; il secondo è che so che il mio intervento mi procurerà certamente dei problemi. Purtroppo quando ho sentito dare del vigliacco a chi invece secondo me ha avuto l’enorme coraggio di denunciare una situazione pericolosa non ho saputo resistere : spero che il mio intervento possa aiutare il Procuratore Militare a comprendere una problematica che è altamente tecnica.
Ho detto che non ho saputo resistere perché ho rivisto me stesso molti anni fa quando, dopo il lancio dei missili di Gheddafi su Lampedusa, dovevo pattugliare il Canale di Sicilia con il Tornado sul quale era stato montato in fretta e furia un nuovo apparato di Guerra Elettronica. Ci avevano detto : ”Tirate su questo interruttore e l’apparato fa tutto da solo”. Non era così e da allora è cominciata la mia denuncia e contrapposizione con Superiori incompetenti ed ignoranti che mi ha fatto diventare il “rompiscatole” dell’Aeronautica, costringendomi due anni fa ad arrendermi ed andarmene. Da Lampedusa in poi le cose sono migliorate ma non completamente e se finora non abbiamo avuto equipaggi caduti io penso che dobbiamo ringraziare la nostra buona stella. Ma Nassyria insegna che la buona stella a volte non basta!
Già durante la prima Guerra del Golfo abbiamo avuto l’abbattimento del Tornado di Bellini e Cocciolone: non si manda un velivolo come il Tornado in una missione a bassissima quota su un terreno piatto, dove una fortissima contraerea leggera (contro la quale gli apparati di guerra elettronica non servono a niente) non ha ancora sparato un colpo! Se gli altri sette Tornado fossero riusciti a fare il rifornimento in volo sarebbero stati tutti abbattuti.
Anche nei Balcani abbiamo avuto dei velivoli che hanno operato con apparecchiature non completamente adeguate. Nella guerra del Kosovo avevo giurato ai miei Superiori che al primo abbattimento li avrei denunciati al Procuratore Militare: alla parata del 2 Giugno si può andare con il solo motore funzionante ma in guerra no! Grazie al Cielo non è successo ed io ho lasciato l’ Aeronautica, non prima però di aver inviato un plico al Ministro Martino denunciando alcune problematiche.
Poiché non credo che le cose siano cambiate molto dal Kosovo all’Iraq, consiglierei al ministro e ai generali che hanno dato tranquillamente del “vigliacco” ai piloti di informarsi bene sulla reale funzionalità degli apparati di autoprotezione montati sugli elicotteri. Non basta ci siano i lanciatori di Chaff e Flares (il filmato che ci viene continuamente fatto vedere in televisione): per funzionare correttamente quegli apparati hanno bisogno che i programmi dei loro computers interni contengano delle informazioni (le cosiddette “librerie”) aggiornate per quello specifico teatro operativo e questo presuppone un enorme lavoro di Intelligence. Altrimenti lanciare Chaff e Flares a casaccio aiuta il missile nemico ad aggiustare la sua traiettoria ed a colpirti.
Per concludere un affettuoso saluto ai coraggiosi piloti: vedrete che il Procuratore saprà comprendere lo spirito costruttivo di veri militari professionisti che denunciano quello che non funziona nella propria Forza Armata proprio perché la amano e cercano di migliorarla.
   

Vanni Barrichello
colonnello (R)
Risponde Tino Bedin

Nemmeno io ho le informazioni tecniche necessarie per una valutazione. Ringrazio il colonnello della testimonianza ed anche delle descrizioni operative che ci fornisce. Mi pare comunque di poter osservare che dei militari professionisti non possano che amare la missione che hanno scelta e quindi che il loro obiettivo sia quello non di sottrarsi dai rischi ma di porre se stessi ed i loro colleghi nelle condizioni di svolgere al meglio l'incarico che hanno ricevuto.

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3 aprile 2004
di-354
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Tino Bedin