Democrazia partecipativa

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Mogliano Veneto (Treviso), 13 marzo 2004

Anche la scuola può contribuire al cambiamento della politica
La pedagogia della democrazia partecipativa
Bambini e ragazzi preparati ad utilizzare bene la società dell'informazione


Gentilissimo Tino, ti sono molto grata per la Lettera dal Senato 80, poiché sono profondamente convinta che in tutti i campi per "cambiare" occorra passare da una politica subita, accettata passivamente, ad una condivisa, partecipata, in cui le voci di tutti si facciano sentire.
Proprio in questi giorni ne discutevo con la mia équipe del serale, in cui un docente voleva perseguire ancora la strada della "trasmissione" dei contenuti e non la co-costruzione partecipativa del sapere. Come si fa a formare una cittadinanza attiva se all'interno del corpo docente ci sono ancora persone che ragionano in questo modo? Mi piacerebbe, se si dovesse presentare l'occasione, ragionare con te di questi aspetti, poiché la via giusta - credo - affinchè i nostri bambini-ragazzi possano prendere/riprendere amore per la politica sia solo quella di creare partecipazione attiva attraverso stimoli formativi a scuola: da una pedagogia della routine ad una pedagogia della complessità, dell'appartenenza, dell'accoglienza.
   

Nara Ronchin
Risponde Tino Bedin

Direi che la scuola ha un compito ancora più rilevante che in passato nell'educare alla partecipazione, in quanto la "società televisiva" educa invece all'ascolto e all'informazione, ma non al dialogo. Ma proprio la maggiore disponibilità di informazioni rende oggi possibile una partecipazione effettiva alle decisioni, per cui la preparazione dei giovani e dei bambini può dare risultati di democrazia molto interessanti.

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19 marzo 2004
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Tino Bedin