Lo spettacolo offerto iera sera da Berlusconi a "Porta a porta" e il giorno precedente da Bondi mi hanno suggerito le seguenti riflessioni sull’arte del comunicatore berlusconiano.
Il leader, cui compito fondamentale è di ottenere da parte di chi ascolta una sorta di identificazione fideistica, deve sempre promettere il benessere e la felicità per tutti proponendo se stesso come esempio vivente del successo. Corollari necessari di tale proposito sono: ostentare la ricchezza come solo parametro della riuscita sociale; esibire il proprio successo come obiettivo raggiungibile da tutti; identificare un “nemico” contro cui battersi in difesa della libertà e del benessere comuni.
L’epigono servile, invece, deve farsi interprete dell’aurea regola, glorificata dal capo, secondo la quale ciò che conta non è dire la verità, ma apparire veritieri. Di qui alcuni piccoli “trucchi” quali: l’invocare a testimonianza di quanto si dice testimoni inventati (“Tutti gli Italiani sanno ormai che..."; l’insinuare infamie con l’aria di essere bene informato (”È a tutti noto che lei...”); il convincere l’avversario di ignoranza (“Non è ammissibile che lei ignori...”); il procedere per paragoni difficilmente verificabili (“Tutti sanno che in Francia, in Germania...”); il ripetere in modo ossessivo sempre le stesse accuse (“I comunisti sono così...", "I giudici sono colà...”).
Che tristezza, e che spettacolo indegno per chi ha sentimento e ragione.
|
Gino Spadon
|
|
Risponde Tino Bedin
Cresce ogni giorno il numero di italiani che Berlusconi non ha nessuna voglia di identificarsi con gli italiani, con i loro problemi e le loro speranze; governa per sé e per pochi amici. Forse è per questo che dalle promesse è ora passato alla fiabe, come quella che descrive gli italiani più ricchi e più felici di due anni fa.
|
Partecipa al dialogo su questo argomento |