Esuli giuliano-dalmati

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Gorizia, 3 febbraio 2004

10 febbraio 2004: Giornata della Memoria degli Esuli giuliano-dalmati
La storia degli italiani del nostro confine orientale
sia finalmente conosciuta

Il nuovo grande spazio europeo farà ritrovare loro la "patria"?


Onorevole, le ricordiamo il nostro esilio e la commozione con cui in questo giorno rendiamo sommesso, nei nostri cuori solenne omaggio alla memoria dei fratelli caduti che riposano in pace in fondo alle foibe del Carso e nel mare di Dalmazia.
Sono passati molti anni da quando gli italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia abbandonarono le case e gli affetti più cari per fuggire dalla follia della guerra. Una storia che in questi giorni ritorna con forza alla memoria. Storia difficile da raccontare, scomoda da ricordare, dimenticata sull'altare delle opportunità politiche interne ed internazionali e colpevolmente ignorata dalla cultura italiana del dopoguerra.
Gentile Onorevole, nostra resta la custodia della memoria delle umiliazioni patite dal nostro popolo, nostro il ricordo per l'offesa delle proprietà svendute dai Governi italiani del dopoguerra, a Lei chiediamo di adoperarsi affinché la storia degli italiani del nostro confine orientale sia finalmente conosciuta e che divenga memoria condivisa dall'Italia tutta.
Abbiamo fiducia nell'Europa di domani, aperta anche a quei turbolenti Balcani che non sono solo un'espressione geografica, ma che, ancora una volta dopo quasi cento anni, rappresentano il rinnovato crocevia politico ed economico dell'Europa che con tanta fatica stiamo costruendo.
Non ci dimentichi, la memoria del nostro esilio serva a ricordare i valori di libertà in cui crediamo e che siamo sempre pronti a difendere.    

Maria Rita Cosliani
Risponde Tino Bedin

Se l'Europa Unita sarà anche lo spazio nel quale gli esuli giuliano-dalmati potranno ritrovare la loro "patria", si potrà dire che davvero l'unità europea è un grande spazio di pace.
Le parole con cui lei esprime il suo appello sono cariche di speranza: le istituzioni, certamente in debito con questi concittadini per ragioni storiche, hanno il dovere non solo di non dimenticare, ma anche quello di rendere possibile questa nuova speranza.

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4 febbraio 2004
di-335
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Tino Bedin