Onorevole,
le ricordiamo il nostro esilio e la commozione con cui in questo giorno
rendiamo sommesso, nei nostri cuori solenne omaggio alla memoria dei
fratelli caduti che riposano in pace in fondo alle foibe del Carso e nel
mare di Dalmazia.
Sono passati molti anni da quando gli italiani dell'Istria, di Fiume e
della Dalmazia abbandonarono le case e gli affetti più cari per fuggire
dalla follia della guerra.
Una storia che in questi giorni ritorna con forza alla memoria. Storia
difficile da raccontare, scomoda da ricordare, dimenticata sull'altare delle
opportunità politiche interne ed internazionali e colpevolmente ignorata
dalla cultura italiana del dopoguerra.
Gentile Onorevole, nostra resta la custodia della memoria delle umiliazioni
patite dal nostro popolo, nostro il ricordo per l'offesa delle proprietà
svendute dai Governi italiani del dopoguerra, a Lei chiediamo di adoperarsi
affinché la storia degli italiani del nostro confine orientale sia
finalmente conosciuta e che divenga memoria condivisa dall'Italia tutta.
Abbiamo fiducia nell'Europa di domani, aperta anche a quei turbolenti
Balcani che non sono solo un'espressione geografica, ma che, ancora una
volta dopo quasi cento anni, rappresentano il rinnovato crocevia politico ed
economico dell'Europa che con tanta fatica stiamo costruendo.
Non ci dimentichi, la memoria del nostro esilio serva a ricordare i valori
di libertà in cui crediamo e che siamo sempre pronti a difendere.
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Maria Rita Cosliani
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Risponde Tino Bedin
Se l'Europa Unita sarà anche lo spazio nel quale gli esuli giuliano-dalmati potranno ritrovare la loro "patria", si potrà dire che davvero l'unità europea è un grande spazio di pace. Le parole con cui lei esprime il suo appello sono cariche di speranza: le istituzioni, certamente in debito con questi concittadini per ragioni storiche, hanno il dovere non solo di non dimenticare, ma anche quello di rendere possibile questa nuova speranza.
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