Carissimo senatore, desidero riprendre la sua Lettera dal Senato "A Nassiriya con il coraggio dei pacificatori", cui rispondo più che
volentieri.
Sono almeno tre i passaggi della sua lettera che mi hanno colpito.
L'inizio, dove spiega i motivi della stessa: "per rendere onore alle
ragioni degli italiani caduti".
Sono d'acccordo con lei; non vanno onorati soltanto gli uomini, quelli che
alcuni hanno definito eroi e che invece andranno ricordati come martiri,
vanno soprattutto e innanzi tutto ricordati i motivi che li hanno spinti ad
essere in Iraq e ad esserci come pacificatori.
Gli stessi motivi vanno ben distinti da quelli falsi e "doppiogiochisti" di
chi in Iraq li ha mandati.
Ancora sono rimasto colpito dalla sua analisi delle falsità e delle
omissioni che il primo e l'unico responsabile di quella strage ha usato per
convincere il parlamento e gli italiani a contravvenire all'art. 11 della
propria Costituzione.
Mi dà speranza il sapere che c'è almeno una persona in parlamento che
rappresenta le famiglie di quei "martiri" e con loro quei milioni che hanno
appeso per mesi alle finestre la bandiera della pace.
Mi dà speranza sapere che ha ben stampata in mente la verità, senza
compromessi, senza dubbi, senza dimenticanze.
Condivido anche le sue conclusioni:
"Restare lì", ma restarci per "fare la pace" perchè quelli che abbiamo in
Iraq non sono marines, non sono corpi speciali bensì carabinieri
"costruttori di pace", "usi obbedir tacendo".
Faccia in modo, per noi e per le loro famiglie, che tutto questo diventi
conosciuto al mondo. Sono certo che saprà trovare il modo più giusto per
dare forza e verità a quel "punto di partenza" che indica alla fine della
sua lettera: l'Italia non è come gli altri, i suoi militari non sono lì per
dividersi il territorio iracheno e le sue risorse. Gli italiani sono in
Iraq avendo l'articolo 11 della loro Costituzione negli occhi e nel cuore,
memori delle tragedie che hanno portato alla sua scrittura.
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Emanuele Michelotto
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Risponde Tino Bedin
Il ripensamento della missione militare italiana, la sua conclusione formale come partecipazione alla "coalizione dei volonterosi" e la sua trasformazione in una missione esplicitamente a guida delle Nazioni Unite sono sempre più le condizioni per rispettare la nostra Costituzione, per fare gli interessi della popolazione irachena, per valorizzare la specificità delle nostre Forze armate. Purtroppo il governo e la maggioranza di centrodestra non solo non prendono in considerazione questa svolta, ma tentano di affibbiare all'opposizione il marchio dei "disertori" da un'alleanza. Non è così e gli italiani lo sanno: proprio il rispetto dell'alleanza tra paesi democratici richiede una scelta diversa da parte dell'Italia.
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