Mi è capitato in questi giorni di riflettere sulla poca passione politica propria dell'attuale società ed ho formulato alcune riflessioni che mi piacerebbe condividere con voi.
A mio avviso, una parte della società italiana ha perso fiducia nella classe politica alla luce di quanto la stessa classe politica non ha saputo fare nel passato e in relazione anche ad un certo malaffare diffuso, emerso dalle non così lontane indagini giudiziarie collegate a Tangentopoli. Ritengo inoltre che ad alimentare questa sfiducia abbia contribuito il fatto che, se il Presidente del Consiglio non mantiene le promesse che lui stesso ha fatto ai suoi cittadini, oltre ad aumentare la loro diffidenza nei confronti dello Stato, finisce per screditare una figura istituzionale di riferimento come quella da lui rappresentata.
Queste sono, secondo me, alcune ragioni "istituzionali" a cui imputare la diminuita fiducia della cittadinanza italiana nei confronti della classe politica del Paese.
A questo aspetto, non sottovalutabile, va aggiunto anche il crescente grado di disinteresse per la politica stessa dimostrato da certi concittadini. Per quest'ultimo atteggiamento, tipico della società dei giorni nostri, non vi sono giustificazioni.
Ogni cittadino è titolare di diritti che lo Stato deve garantire e tutelare, ma egli ha anche il dovere assoluto ed inderogabile di interessarsi a chi gestisce la cosa pubblica e a come essa venga gestita. Nel novero dei suoi diritti rientra anche il diritto al voto: può partecipare all'elezione dei propri rappresentanti.
Tale diritto non gli è solo dovuto, bensì riconosciuto soprattutto a titolo di responsabilità. L'esercizio del diritto al voto deve essere consapevole, ogni cittadino deve perciò manifestare, per quanto gli sia possibile, interesse per la politica e appassionarsi ad essa, in modo da poter esercitare questa prerogativa al sommo grado.
Ogni partito con i suoi rappresentanti deve allarmarsi se nella società in cui opera non vi è passione politica: ciò denota una palese mancanza di senso civico.
Io penso che un rappresentante di partito possa amministrare al meglio la cosa pubblica, possa cercare di migliorare l'immagine della classe politica a cui appartiene contrastando in questo modo il crescente grado di sfiducia che i cittadini nutrono nei confronti della medesima e che, così facendo, possa indurre l'intero Paese ad avere un maggiore senso civico. Molte persone infatti lo hanno perso proprio di vista, guardano con inerzia alla politica e non hanno capacità di discernimento.
La classe politica dell'Ulivo può fare molto, con la sua forza può riempire quel vuoto lasciato dall'uscita di scena di un'intera classe dirigente collusa e corrotta.
Lo deve fare con contenuti forti, credibili ed unanimi e non con schiamazzi da stadio e eccessivi personalismi.
La moderazione è un punto di forza, in una realtà come quella attuale in cui le aggressioni verbali sono all'ordine del giorno.
L'unanimità non nasce dall'appiattimento ideale. Quel tipo di unanimità si chiama Casa delle Libertà.
L'unanimità è riconoscere per esempio che ogni guerra si conclude allo stesso modo, cioè non ha fine, come lascia presagire lo stesso storico Tucidide lasciando incompiuta, nella "Guerra del Peloponneso", la narrazione delle guerre fra Atene e Sparta.
Unanimità è riconoscere che la libertà nel suo senso più laico, cioè intesa come il poter fare tutto ciò che non nuoce al prossimo, debba essere tutelata e rispettata in ogni momento.
E molti altri sono i temi attorno ai quali le forze dell'Ulivo potrebbero assumere posizioni comuni se riuscissero a concentrare la loro attenzione su ciò che, spesso sottovalutato, le unisce, e a metterlo in rilievo agli occhi dei cittadini stessi con più forza e continuità.
Non da ultimo, unanimità è anche condivisione di un obiettivo prioritario comune che, inutile a dirsi, allo stato delle cose, è quello di vincere le prossime elezioni.
La situazione attuale lo richiede in modo drammatico.
È necessario essere pragmatici e questo vale anche e soprattutto per coloro che, all'interno della coalizione, non possiedono questa inclinazione o la possiedono in misura minore.
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Igor Sanguin
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Risponde Tino Bedin
Concordo: la ricostruzione della passione civile è uno degli impegni che una classe politica deve assumere non solo con se stessa, ma nei confronti della società italiana. La passione politica genera energie e disponibilità, rende esigente il controllo dell'opinione pubblica, accetta sacrifici ideali e concreti in vista di obiettivi condivisi. L'Ulivo ha primariamente oggi questo dovere, sia perché la Destra sta creando un vuoto di cittadinanza, sia perché ci sono componenti crescenti della società italiana che non si sentono rappresentate. A questo dovere si risponde però con lo sforzo per costruire risposte unitarie, coinvolgenti, adeguate. Per ora non sempre l'Ulivo si è attrezzato per raggiungere questa meta.
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