Vorrei continuare la riflessione iniziata qualche tempo fa sul serrato confronto che vede coinvolte le diverse forze politiche nell'Ulivo e che molti interpretano come elemento di divisione e disorganicità.
Ogni partito pone, a fondamento dell'agire politico, la convinzione che le proprie opinioni siano quelle giuste e che, di conseguenza, anche le scelte, frutto di quelle opinioni, non possano essere nient'altro che le migliori possibili, salvo poi successive valutazioni empiriche. Ognuno di noi sembra, insomma, ottenebrato dalla convinzione dell'infallibilità delle proprie opinioni e milita nel partito che riconosce come la più coerente e concreta espressione del suo pensiero. Ma gli uomini sono, per natura, fallibili, noi tutti lo siamo e tali sono anche i nostri punti di vista, non dico che le nostre deduzioni siano da considerarsi sempre sbagliate, ma ritengo che non sia per noi possibile presumere di possedere la verità ogni volta ed in modo assoluto rispetto a modi di sentire di altre persone.
Arrivo al punto: ogni forza politica dell'Ulivo, che nelle diverse circostanze muoverà i suoi passi nel confronto con le altre da una presunzione di infallibilità nel ritenere il proprio punto di vista come la verità assoluta e l'unica raggiungibile, soffocherà il dialogo e lo renderà sterile.
La verità politica di una coalizione, il suo manifesto, può essere attesa solo attraverso il dialogo e la discussione attorno a verità parziali di cui sono portatrici le diverse anime della coalizione stessa.
Se il punto di partenza per ogni partito politico nell'affrontare questa discussione è la non presunzione d'infallibilità delle proprie opinioni (come voglio credere sia), allora il confronto per quanto acceso possa essere, non si risolverà in nessun modo in una semplice lite di condominio, ma porterà ad una sintesi dei diversi punti di vista, delle diverse e parziali verità che si completeranno a vicenda dando forma ad una verità più profonda, forte ed integra.
John Stuart Mill afferma che "nei grandi problemi pratici della vita, la verità è una questione di conciliazione e di combinazione di opposti"; io penso che le forze dell'Ulivo debbano proseguire nel loro cammino politico mai dimentiche di questa frase e nella consapevolezza che, l'ascoltare i propri compagni di coalizione, può significare: consolidare le proprie certezze nella possibile confutazione delle loro opinioni da parte degli stessi compagni, oppure integrarle nella scoperta di altre verità, non ancora considerate.
Concludo affermando che i rappresentanti di ogni forza politica interna all'Ulivo dovrebbero essere chiamati a comportarsi come testimoni calmi e disinteressati delle proprie opinioni e non come sostenitori talvolta fin troppo appassionati. Quest'ultima è un'attitudine che mal si concilia con la vita di coalizione.
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Igor Sanguin
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Risponde Tino Bedin
Accanto allo stile della coalizione, c'è anche l'obbligo della rappresentanza. A volte la "voci" all'interno di una coalizione si fanno più forti perché appare indispensabile far ascoltare la voce dei propri rappresentati. Questi ultimi chiedono raziocinio, ma anche passione, spesso un po' di tifoseria. C'è così poca passione politica nella nostra società, che compito di una colazione è evitare gli appiattimenti ideali.
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