JFK

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Gorizia, 22 novembre 2003

Ricordando le lacrime del papà
Con John Kennedy pareva possibile un futuro giusto
Per i ragazzi la rivoluzione pacifista sembrava a portata di mano


Ho visto piangere mio padre poche volte, una fu alla notizia dell'uccisione di JFK.
Avevo 14 anni e ricordo molto bene quelle lacrime, lacrime di un uomo che aveva partecipato alla guerra d'Africa del 1936 ed era tornato a casa dopo la prigionia nel 1946. Un militare di carriera, eppure davanti a quell'annuncio aveva compreso che il mondo voleva sopprimere la Pace e il Futuro delle nuove generazioni. Chi aveva perso la gioventù nel turbine delle battaglie e della guerra sapeva cosa voleva dire morire, dentro.
JFK è stato un uomo della speranza e anche se molti furono i suoi errori aveva dato al mondo il desiderio di continuare a credere in un futuro giusto per l'intera umanità. Personalmente capisco bene questi pensieri ed oggi che i grandi della terra parlano di guerra "totale" io spero che lo spirito di John F. Kennedy ritrovi in tutti noi la volontà di rivivere per il bene dei bambini e delle bambine del futuro.
   

Renato Elia
Risponde Tino Bedin

Allora io avevo 18 anni. Era la stagione in cui ci pareva possibile la rivoluzione, perché il mondo aveva una papa come Giovanni XXIII (Pacem in terris) ed un presidente come Johon Kennedy (la Nuova Frontiera). Eravamo diventati "grandi" con la paura della bamba atomica (il primo sciopero studentesco l'avevo fatto contro gli esperimenti nucleari) e ci ritrovavamo due "guide" mondiali che indicavano la pace come strumento di "vittoria". Per questo alla morte di John Kennedy non piansero solo gli adulti.

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25 novembre 2003
di-311
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