Autostrada Valdastico Sud

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Saletto (Padova), 6 novembre 2003

Uno spazio per una mobilità e un'economia diverse
Riempiamo con un bosco tutto il tracciato
dell'autostrada Valdastico Sud

Però non limitiamo le opportunità di scambio su questa "piccola" Terra


Ecco alcune osservazioni al progetto dell'autostrada Valdastico Sud.
1. Grazie all'analisi dell'impronta ecologica è oggi dimostrabile matematicamente che non possiamo più permetterci di "sprecare" neanche un metro quadrato di terra fertile; pur ammettendo che sia giusto ed equo utilizzare terra di altre nazioni per soddisfare i nostri consumi (a scapito di chi in quelle nazioni ci vive) il nostro stile di vita occidentale sta consumando di più di ciò che la terra è in grado di fornire ogni anno. Ciò è possibile non perché siamo in grado di utilizzare la terra di altri pianeti (ne conoscete qualcuno a portata di autostrada spaziale?), ma per il semplice fatto che stiamo consumando stock di risorse costituitesi in miliardi di anni e soprattutto, fatto ancor più grave, stiamo forzando talmente la produzione con il risultato di distruggere definitivamente ecosistemi rinnovabili.
Per essere chiari: se da un campo possiamo ottenere grano tutti gli anni dopo che avremo trasformato la sua terra fertile in un deserto (o averla asfaltata) non otterremo più nulla; ogni anno nel nostro pianeta migliaia di chilometri quadrati di terra fertile si trasformano in deserto o vengono asfaltati/cementificati.
2. L'indicatore del prodotto interno lordo (PIL) utilizzato per misurare lo sviluppo ed il concetto stesso di "sviluppo" che ci viene proposto sono errati.
L'obiettivo non può essere la crescita infinita dei consumi; gli statunitensi consumano tre volte più di noi, ma sono più felici di noi? Il vero obiettivo da perseguire è la gioia di vivere ovvero "stare bene tutti insieme". Questo si traduce principalmente nel disporre di aria pulita, acqua pura, terra sana e silenzio; vivere in armonia con le altre persone e con la natura ovvero essere più lenti, più profondi, più soavi.
L'autostrada Valdastico Sud va nella direzione opposta.
3. Un sistema economico a misura d'uomo e della natura non può che essere locale. La produzione e la vendita devono essere principalmente locali; così come il lavoro e l'acquisto. Anche la piacevolezza della vita deve essere locale quindi anche il "bello" non può essere solo in Trentino o nelle Cinque Terre, ma anche nella nostra pianura.
Ed ora alcune proposte.
1. Utilizzare le risorse economiche-finanziarie previste per la costruzione dell'autostrada per:
a) impiantare un bosco lungo lo stesso tracciato, ma largo almeno 200 metri con svincoli alberati che colleghino tutti i paesi toccati dal tracciato;
b) attrezzare il bosco con percorsi pedonali, ciclabili e ippici e area attrezzate per la sosta e l'ospitalità valorizzando e recuperando le splendide cascine vicine al tracciato;
c) favorire il ritorno alla vita nelle campagne valorizzando produzioni agricole, artigianali e commerciali in sintonia con l'ambiente.
2. Agire a livello politico-amministrativo locale e nazionale per:
a) istituire, in tutti i comuni attraversati dal bosco, il riconoscimento di DECO (denominazione comunale) per le produzioni agricole compatibili con l'ambiente (biologiche, biodinamiche);
b) favorire lo sbocco commerciale ai piccoli produttori;
c) valorizzare il commercio al dettaglio dei prodotti locali; d) attivare cicli di produzione-consumo senza rifiuti;
e) capovolgere l'attuale piramide di investimenti per la mobilità: da auto-treno-bicicletta-pedone a pedone-bicicletta-treno-auto e attivarsi di conseguenza.
   

Lucio Pasotto
Risponde Tino Bedin

Adesso questa idea verrà giudicata un'utopia, se non una stramberia. Ma non credo sia molto lontano il tempo in cui investire in boschi sarà considerato normale e soprattutto molto conveniente per la qualità della vita.
C'è però un'affermazione che non mi sento di condividere: che un sistema economico "umano" debba essere necessariamente solo locale. Personalmente vedo ormai (tv, internet, cellulari) così piccola questa nostra Terra da essere "di casa" non solo nella mia Bassa padovana o nel mio Veneto, ma anche a Lampedusa e a Tampere e da avere voglia di condividere i prodotti del lavoro di chi sta a Taipei e a Pachino, oltre che a Dossi e a Brusadure.

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7 novembre 2003
di-306
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Tino Bedin