Software e brevetto

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Milano, 5 novembre 2003

Salviamo le aziende italiane e milioni di posti di lavoro
No al software brevettato!
Il governo italiano ha una responsabilità primaria nella decisione europea


Stimatissimo senatore, novembre è un mese cruciale per le software house, sia presso il Parlamento che presso la Commissione Europea.
Finora, in Europa, il software è stato efficacemente protetto col diritto d’autore, che tutela l’opera e il suo autore, ma non restringe a chicchessia la possibilità di fruire delle idee. Su questi criteri l’industria del software ha potuto svilupparsi, indipendentemente dalle dimensioni aziendali.
La lobby di pochi produttori di tecnologie ha fatto gradualmente acquisire negli Usa, in parallelo al copyright, il criterio della brevettabilità del software, in modo da veder di fatto loro riconosciuti diritti anche sulle idee, sui metodi e sulle soluzioni. Come certamente già sa, il 24 settembre, il Parlamento Europeo ha purtroppo approvato una direttiva suicida sulla brevettabilità del software, che dovrà passare al vaglio del Consiglio dei Ministri Europeo il 10 o 11 novembre, per poi tornare al Parlamento Europeo. Se la direttiva venisse approvata, metterebbe a repentaglio milioni di posti dei dipendenti delle software house con la conseguenza che molti "cervelli" creativi non verrebbero adeguatamente utilizzati e valorizzati per migliorare sia la produttività che la competitività del nostro Paese e dell’intera Europa. Basti pensare che qualsiasi programmatore, prima di tradurre in software le sue idee, dovrebbe verificare se qualcuno, tra i tanti altri milioni di colleghi sparsi in tutto il mondo, non le abbia già brevettate; inoltre, nell’ipotesi che in quel determinato momento l’idea non fosse ancora brevettata, un’altra società potrebbe richiedere la registrazione prima che chi ha fatto la verifica abbia a sua volta già richiesto il brevetto. È pacifico che il tempo verrebbe sprecato in interminabili ricerche anziché impiegato in lavori produttivi e che, per tutelarsi, si dovranno spendere ingenti somme per depositare i brevetti in tutti i paesi del mondo.
Senza contare che ciò non eliminerebbe il continuo rischio di liti giudiziarie relative a rivendicazioni di diritti sulle idee: negli Usa, dove il software è brevettato, le cause miliardarie sono ormai all’ordine del giorno.
È evidente l’interesse di pochi a costituire un oligopolio che potrà vivere di licenze per l’utilizzo non solo del software, ma anche delle idee. Ed è altrettanto evidente che le software house non possono permettere che un tale oligopolio si costituisca. Si troverebbero a pagare gabelle su qualsiasi idea o metodo o soluzione utile, se non addirittura a sentirsi negare il diritto di utilizzarli. Diverranno definitivamente schiave di pochi grandi produttori Usa e con loro lo diverrebbero tutti gli utilizzatori di Information Technology. Buona parte delle aziende italiane ed europee produttrici di software potrebbero sparire e con loro milioni di posti di lavoro!
Visto che la problematica è vitale per tutte le software house e per le persone che lavorano presso queste aziende (sia italiane che europee) mi auguro che anche lei condivida i contenuti dell’appello e provveda a sensibilizzare gli amici membri del Parlamento Europeo affinché agiscano nell’interesse del nostro Paese, della nostra economia e salvino i milioni di posti di lavoro che sparirebbero qualora la direttiva venisse approvata. Sono certo che lei ben comprenderà la drammaticità della situazione e confido in una sua collaborazione affinché la direttiva sulla brevettabilità del software non venga approvata in tutti Paesi UE.
   

Bonfiglio Mariotti
presidente Assosoftware
Risponde Tino Bedin

Ho già preso posizione contro la brevettabilità del sotfware prima del voto al Parlamento europeo. Non mancherò di ribadire questa convinzione, non ideologica ma di mercato, anche nelle prossime settimane ai colleghi deputati europei.
Credo però non sia male ricordare che la responsabilità principale nelle scelte dell'Unione è ancora in capo al Consiglio europeo (avendo il Parlamento un ruolo pur importante di codecisione), è in capo cioè ai governi; per quanto riguarda l'Italia al governo italiano e al suo presidente che è anche presidente di turno del Consiglio europeo. Il governo italiano non potrà "nascondersi" dietro il Parlamento dell'Unione: ha la possiiblità di scegliere e di incidere nelle scelte dell'Europa nel suo insieme. Anche su questo lo pungoleremo: ora prima della decisione ed eventualmente un domani ,al momento del recepimento della direttiva nel nostro ordinamento.

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7 novembre 2003
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