Mi sembra proprio che di questi tempi manchi la disponibilità o la capacità di dare dei segnali condivisibili del brutto momento che l'Italia sta passando e la spinta morale a favorire un vero spirito di collaborazione soprattutto tra chi comanda e chi subisce, per superare tutti insieme la crisi.
E' certo difficilissimo far quadrare i conti dello Stato, nella attuale situazione dell'economia europea e nostrana in particolare, ma allora che senso ha cercare lo scontro con i sindacati facendo calare come una scure una proposta di riforma delle pensioni che produrrà i suoi effetti principali solo dopo il 2008 ma che prima di allora non consente grandi risparmi? E se i "vecchi" dipendenti restano al loro posto, non ci sarà qualche posto in meno per i giovani? Quanti di essi già si barcamenano tra part-time, lavori a contratto ed altre soluzioni precarie, che impediscono loro di farsi una famiglia?
Si sentono poi proclami sulla giustizia che non funziona ma si viene a sapere che presso le Procure (è notizia del Corriere Veneto) sono finiti i soldi a bilancio per fotocopie e fax. Una riforma efficace non si potrà ottenere senza la collaborazione dei magistrati, anzi delegittimati come intera categoria attraverso proposte di controllo popolare sulle "toghe che sbagliano".
Si dichiara indispensabile una tutela degli anziani, dei deboli e dei disabili e vengono fatti mancare i fondi già dovuti per precedenti contratti ai medici di famiglia che si occupano di assistenza domiciliare, come denuncia un lettore medico della Lombardia.
Si prova fare cassa anche sugli immobili artistici proponendone la vendita con la regola del silenzio-assenso (fortunatamente per ora bocciata dal Parlamento) chiudendo gli occhi di fronte al rischio che questa semplificazione potrà favorire solo i grossi gruppi speculativi e forse anche mafiosi provenienti dall'estero.
Si tolgono centinaia di milioni di euro per la Cooperazione quando maggiori sarebbero i bisogni da soddisfare nei paesi poveri, anche solo per bloccare gli attuali esodi africani (già previsti da chi avesse voluto informarsi), in favore dell'aumento a 1200 milioni per le "missioni di pace" militari...
Si tolgono risorse ai Comuni, sui quali ricadranno anche i costi indiretti della sanatoria edilizia, ottenendo la "rivolta dei sindaci".
Con questo sistema di scelte imposte e di logica del più forte (dove il confronto sulle soluzioni è solo nelle parole di vuoti proclami), quando sembra valere solo chi riesce a far più rumore anche con proposte strampalate, purchè esposte in televisione, io temo veramente per un futuro in cui mancheranno ancora più le certezze (posto di lavoro stabile, servizio sanitario efficiente, giustizia fornita di mezzi adeguati ma non sottosposta al potere politico), nel quale l'Italia rischia di fare la fine dell'Argentina. Ricordiamoci che laggiù potenzialità economiche enormi sono state bruciate da pochi decenni di malgoverno e da una corruzione senza regole, anche perchè la magistratura fu imbavagliata.
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Paolo Spagnolli
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Risponde Tino Bedin
Io mi auguro che la democrazia politica ed economica italiana, anche grazie al suo inserimento in Europa, sia più resistente di quella argentina. Bisogna comunque lavorare nella convinzione che nulla è garantito per sempre. Sull'analisi della Finanziaria 2004 che lei fa non ho che da esprimere condivisione. Solo una precisazione: la previsione di spesa per le missioni militari all'estero non è in sé un aumento del capitolo delle spese militari, ma la previsione chiara in bilancio di questo tipo di spesa. Poiché la nostra partecipazione a missioni umanitarie (e purtroppo anche di guerra, come in Iraq) è una condizione normale, era utile una previsione in bilancio: qualche mese fa è stato proprio per l'assenza di questa previsione che il governo Berlusconi-Tremonti si era sentito... autorizzato ad andare a trovare i soldi per la missione in Iraq nel fondi della Cooperazione allo sviluppo.
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