Onorevole Senatore, non si vorrebbe mai scrivere quando i pensieri sono dettati dall'angoscia e non portatori di serenità alla mente e allo spirito. Ma scegliere il silenzio è avvallare una politica governativa che ha eletto a sua regola e fondamento l'assurdo, l'incoerenza e la precarità.(leggi anche Legge 30/2003).
L'apprensione che si agita nell'animo non appartiene ad una sola dimensione ma investe tutto l'essere. Quindi non si scrive solo come insegnanti, genitori, ma anche da lavoratori, cittadini della Repubblica nata dall'opposizione alle barbarie nazifascista e dalla Resistenza. Inquietano i continui richiami alla Costituzione del Capo dello Stato negli ultimi tempi. È significativo in questo contesto il richiamo all'art. 33 "la Repubblica detta le norme generali sull'istruziona ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi" . È palese la strategia di affossare la scuola statale, trasformando la scuola dell'infanzia che tanti c'invidiano in ambiente di parcheggio per bambini; eliminare un'esperienza quale il tempo pieno alle elementari e il tempo prolungato alle scuole medie inferiori che hanno dimostrato il loro valore formativo e che vanno incontro ad esigenze di milioni di famiglie italiane; all'introduzione della figura del maestro "unico" che tanto stride con la storia e la formazione degli insegnanti, non mostrando nessun rispetto per il lavoro sin qui compiuto da centinaia di migliaia di lavoratori della scuola.
Si assegnano fondi per 90 milioni di euro alle scuole private mentre non sono stati ancora rimborsati secondo la Direttiva 70 del 17/06/2002 gli insegnanti che ne hanno fatto richiesta per l'autoaggiornamento. Anzi il ministro Tremonti ha richiesto la restituzione dei fondi non ancora distribuiti (?!!?) dai CSA alle scuole. Questo è il rispetto dei propri impegni assunti e il rispetto verso gli insegnanti della scuola statale? Qui si deve ricordare che se la Scuola statale è arrivata ai livelli di qualità odierni è dovuto esclusivamente al volontariato (a quanto pare essere negativo) dei docenti alcuni esempi:
a) acquisto di testi per autoaggiornamento;
b) corso di formazione per l'insegnamento della lingua straniera alle elementari 300 ore fuori orario di lavoro;
c) corso di formazione sulle tecnologie definito TIC per un totale di 60 ore di aula e 60 di connessione ad internet.
Tutto a completo carico dei docenti.
Dopo una primavera di spot televisivi mendaci e corruttori di menti sulla scuola ad uso e consumo di semplice pubblicità governativa, dopo un'estate di un rincorrersi di norme che si contraddicevano e uno scomparire di circolari ministeriali (leggi CM 68), ecco i decreti attuativi della legge 53, che lungi dal migliorare la qualità della scuola, l'affossano e la precipitano in un baratro di oscurità pedagogica, didattica e di relazioni umane. Ad essi si accompagna la dichiarazione del consigliere del MIUR Rosario Drago che prevede una rapida scomparsa degli insegnanti di sostegno poiché ogni docente curriculare dovrà saper trattare con i disabili. Lo scopo, quindi, non è solo quello ragionieristico di risparmiare qualche milione di euro, come accade nella sanità o altri comparti pubblici, ma anche abbandonare i più deboli e i più indifesi ad una situazione di odiosa precarietà. Lo studente non è più "persona umana" secondo Costituzione ma un "prodotto" da adeguare ad un mercato iperliberista.
Infine come cittadini turbano le continue gaffes, non solo del Presidente del Consiglio, che mettono in evidenza una dialettica politica di basso livello, così come preoccupano i continui attacchi del ministro Bossi all'unità del Paese e a Roma capitale d'Italia. Si vuole forse murare la breccia di Porta Pia e disconoscere un "attimo" della nostra Storia che ha reso possibile la nascita della coscienza di appartenenza?
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Giancarlo Ambrosiani , Stefania Giovando, Flavia de Conca, Teresa Ducci, Giovanna Ferrante, Maria Grazia Prudenzano, Maria Grazia Avallone, Franco Mercurio Baffa, Lucia Ruà, Paola Merlo, Maria Carmen Beretta, Angela Persichino, Celina Ducci, Maria Rossella Galantucci
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Risponde Tino Bedin
C'è davvero di che preoccuparci: per le generazioni future, la loro preparazione come cittadini; per la nostra società, che rischia di essere impoverita dall'esclusione sociale. Il paravento del pluralismo scolastico si sta dimostrando solo una maschera dietro la quale c'è invece la volontà di mettere sul mercato l'istruzione, che viene considerata occasione per fare affari e non per costruire la cittadinanza.
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