Polenta ogm

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

San Daniele del Friuli (Udine), 23 settembre 2003

Far coesistere le due agricoltura costa troppo
Ci costringeranno ad essere tutti un po' Ogm
(cominciando con... una fetta di polenta)?

La politica chiamata a scegliere uno sviluppo autentico


Non so se è un bene o un male ma in questi giorni non ho avuto molto tempo per giornali e media. Tuttavia quel poco che ho sentito e letto mi è bastato.
Non riesco a trattenermi dal rispondere alle affermazioni sulla polenta, anche se questo si chiama ragionare al quintale. Ecco la mia risposta, anzi due:
1. sinceramente chi se ne frega di che polenta preferisce Illy!
2. se invece prendessimo un caffè OGM? così poco a poco quello solubile della Nestlè e qualche prestigioso marchio di qualità sarebbero la stessa cosa? Con che faccia un imprenditore serio proporrebbe al solito consumatore un caffè di qualità che si vabbè forse un po' transgenico lo è ma in fin dei conti male non fa...
Ma questo, appunto, si chiama ragionare al quintale mentre è sempre necessario considerare i grammi e se possibile i suoi decimali. Tento allora un ragionamento serio ed in questo mi è d'aiuto invece quanto detto e scritto da Ghigo: è questione di libertà. Libertà di scelta come consumatori e libertà di impresa come produttori agricoli e la libertà di ognuno ha come unico limite la soglia di "invasione" della libertà degli altri. È "solo" questo!
Possibile che quello che la maggioranza della gente chiede non conti nulla? Possibile che si debba sempre e solo chinare la testa davanti al business dei "venditori di toppe"? Cioè di coloro i quali hanno fatto in modo che l'attuale agricoltura europea (ma anche di quella nord-americana e di buona parte del resto del mondo) abbia bisogno di così tanti input: sementi ibride (così non si riseminano ma si ricomperano) che necessitano di tanti concimi, che così fanno crescere pure le malerbe così abbisognano di erbicidi, poi arrivano gli insetti ed i patogeni e nasce la necessità dei fitofarmaci, a quel punto poi le vecchie varietà si buttano e se ne lanciano di nuove che hanno bisogni diversi che prontamento trovano sul mercato ciò che li può soddisfare... e la cosa può continuare: cibo insignificante dal punto di vista nutrizionale così si apre il mercato degli integratori alimentari, animali disadattati e alimentati contro fisiologia che necessitano di farmaci su base routinaria, regimi alimentari scriteriati così si rendono necessari farmaci preventivi ma soprattutto curativi delle malattie croniche più comuni dei popoli benestanti...
Ma torno alla libertà: lo studio commissionato dalla UE ad gruppo di scienziati per valutare le possibilità di coesistenza tra agricoltura tradizionale e OGM parla molto chiaro: le due agricolture possono coesistere ma ciò costa, costa molto di più di quanto non sia sopportabile dal settore agricolo. Allora tale costo lo si fa pagare ancora una volta ai cittadini/consumatori? Oppure si elimina subito il problema costringendo tutti ad essere un po' OGM?
   

Cristina Micheloni

Risponde Tino Bedin

C'è ancora qualcuno che si ostina a definire "sviluppo" il percorso così bene descritto dalla cittadina friulana. Oggi però la maggior parte dei cittadini sa che si tratta solo di costi fatti pagati alla comunità senza un corrispettivo nei bisogni di tutti. La politica ed in particolare le istituzioni devono prenderne atto tempestivamente e impostare uno sviluppo autentico. Tocca proprio alla politica: nessun altra componente della società ha questo come missione.

    Partecipa al dialogo su questo argomento

27 settembre 2003
di-288
home page
scrivi al senatore
Tino Bedin