Bovolenta e associazioni

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Bovolenta (Padova), 3 settembre 2003

Nella cosiddetta "Casa delle Associazioni"
Come spendere male le risorse di Bovolenta
e destinarle peggio

Quel lascito a favore delle donne sole era estremamente attuale


Domenica 7 settembre 2003, le Associazioni di Bovolenta e la cittadinanza sono state invitate ad essere presenti alla inaugurazione della "Casa delle Associazioni". Sarebbe una cosa buona se fosse vera! Sarebbe cioè importante poter disporre di spazi veri per le Associazioni del Paese, con armadi, tavoli, sedie, computer da poter assieme utilizzare, insomma un vero ritrovo cui poter accedere... Ma non è così!
Contestiamo profondamente la scelta di questa giunta che pur di farsi immagine si inventa "La Casa delle Associazioni" su un immobile a due piani con una superficie utile di pochi metri quadrati, 10 per la precisione; forse servirà per metterci una branda! Non si sa mai, può sempre servire.
Innanzitutto vediamo di che si tratta e l'origine di questo spazio.
E' un piccolo monolocale, sito in via Mazzini a fianco del Municipio, che ha una storia molto nobile, quella che nel 1836 (?) una cittadina di Bovolenta ha lasciato un lascito perpetuo alla comunità di Bovolenta vincolandolo a favorire alloggio a donne sole nel caso di bisogno. Negli anni che si sono susseguiti, tale impegno è stato onorevolmente assolto dalle precedenti amministrazioni: l'ultima inquilina ci ha abitato fino agli anni '90 quando ha lasciato l'alloggio per casa di riposo. In quel momento il Comune ha pensato bene di ristrutturare l'immobile, per continuare ad onorare dignitosamente la meritoria intenzione di chi aveva lasciato il prezioso lascito. La piccola abitazione è stata ristrutturata usando il ricavato di un appartamento di proprietà comunale, vincolato per legge allo stesso scopo, cioè quello di essere dato in affitto o tenuto per casi di estrema necessità per le tante emergenze che una collettività come la nostra potrebbe trovarsi ad affrontare. Tale ristrutturazione è venuta a costare più di 38 000 € (circa settantacinquemilioni di vecchie lire).
Questa giunta, ha deciso di non rispettare sia il vincolo di chi ha donato alla comunità tale lascito, sia la norma che prevede il reinvestimento delle risorse ricavate da alienazioni di beni con vincolo di destinazione in strutture aventi le stesse finalità del bene alienato.
Non comprendiamo il perché questa scelta, imposta dall'assessore Tangianu. Essa ci sembra rispondere più all'esigenza di visibilità dell'assessore che ad una adeguata risposta ad una reale esigenza, dal momento che tale spazio non si adatta a nessuna Associazione perché non ci sono le condizioni minime per operare. Ci staranno strette sì e no quattro persone nel vano cucina! A cosa può servire tale spazio se non per scopi pseudo personali. Si dice che vi si localizzerà l'ufficio comunale per l'assistente sociale. Sarebbe ancora peggio. Se tale era l'intenzione, si doveva attrezzarlo prima, non farne un monolocale a tutti gli effetti e poi adibirlo ad un striminzito ufficio.
MORALE. Questa giunta, avendo realizzato poco-niente in questi 5 anni si aggrappa al piccolo cabotaggio. Addirittura per domenica hanno chiamato ad inaugurare la Casa delle Associazioni l'assessore regionale De Poli... Si ricordino di preavvisarlo che si tratta di un appartamentino, che non si aspetti di inaugurare una cosa seria, almeno non faranno brutte figure, anche se ormai è la caratteristica di questa amministrazione.
CONSIGLIO. Ricordiamo al sindaco la promessa più volte espressa in Consiglio di sistemare decentemente le salette sotto il municipio (quelle si erano e sono salette da rivalutare per le Associazioni) e di eliminare le barriere architettoniche mediante l'ascensore tanto promesso nella sede municipale, per poter accedere all'ufficio tecnico e alla biblioteca... altro che inaugurare "la casetta dei sette nani", sempre che ci stiano.
   

Antonio Bodon

Risponde Tino Bedin

Ovviamente non entro nel merito di una questione che il consigliere comunale Bodon certamente conosce. Al di là dei risultati, mi sembra comunque discutibile il mancato rispetto di quel lascito e non solo per ragioni storiche, ma perché quella finalità è particolarmente attuale e conservarne il segno poteva essere lo stimolo per fare qualcosa di più anche nel nostro tempo a favore delle donne sole.

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4 settembre 2003
di-279
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