Caro Alfier, concordo pienamente con la sua presa di posizione a proposito dell'Ulivo e con la risposta del senatore Bedin, pur con le sue naturali sfumature. A testimonianza di questa consonanza di opinioni, Le trasmetto una mia lettera pubblicata sulla stampa il 15 aprile ultimo scorso.
"Gentile direttore, si fa un gran parlare, e non da oggi, della Babele diessina e ci si scandalizza che un partito, guidato da uomini e donne di lunga esperienza e grande acume politico, non riesca a elaborare una posizione comune dove trovino il loro superamento divisioni, contrasti, lacerazioni. Lo scandalo, evidentemente, non sta nella contrapposizione di concezioni diverse (che è momento vitale nella vita di un partito) quanto nel fatto che tale contrapposizione viene percepita, nonostante i dinieghi, come il risultato di rancori personali e di lotte interne di potere. Ora, per superare la rissosità permanente non c’è altra via, a mio parere, che quella di affidare a un mediatore (il nome che viene spontaneo, e non solo a me, è quello di Romano Prodi) il compito di creare i necessari raccordi fra le varie “anime” del centro-sinistra. È chiaro che, nel far questo, il “mediatore” dovrà (e Prodi ha già dimostrato di saper compiere il miracolo) far tesoro di quel patrimonio di idee che fanno capo ai dirigenti storici della sinistra e soprattutto avvalersi della collaborazione del più “giovane” fra di loro: quel Sergio Cofferati che ha saputo addizionare ai valori noti quel plus-valore rappresentato da un’immagine personale non logorata da proteiformi militanze, caratterizzata dalla concretezza dell’agire, nobilitata infine da una tensione morale mai smentita".
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Gino Spadon
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Risponde Tino Bedin
A me pare che la spinta ad un processo unitario nei Democratici di Sinistra possa essere un risultato, ma non debba essere la motivazione della presenza attiva di Romano Prodi nell'Ulivo. In altre parole: non è fuori di sé che ciascuna forza politica troverà le ragioni della propria unità che sono poi le ragioni della propria proposta. Prodi si è dimostrato in passato e si conferma con la sua attuale iniziativa sulla lista unica alle elezioni europee non un "mediatore", ma un innovatore. Anche così si raggiunge l'unità: non sulla propria storia ma su un futuro che aggrega molti.
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