Caro Senatore, in questi mesi ho molto apprezzato i suoi messaggi dal senato sulla nuova legge sulle armi.Credo che avere informazioni di prima mano anche poco conosciute sia fondamentale per organizzarsi e farsi sentire come opinione pubblica.
Ma non è di questo che vorrei scrivere.
Il 15 luglio 2003 è diventata legge, la ex proposta di legge sullo status degli insegnanti di religione. Le domande che mi pongo sono tante.
Come fa uno stato laico ad assumere in modo continuativo una persona scelta da un vescovo che praticamente fa capo ad un altro stato?
Quando l'idoneità cessa praticamente un insegnante può essere licenziato per problemi morali?
Quando ci saranno insegnanti in eccedenza andranno ad insegnare altre materie?
Le migliaia di persone che hanno vinto i concorsi per insegnare negli anni passati e aspettano ancora il loro posto per la mancanza di fondi cosa debbono fare?
Come si fa a valutare l'idoneità di un professore?
Non le sembra che lo stato Italiano abbia fatto un passo indietro rispetto le sue prerogative laiche?
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Davide Ariu
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Risponde Tino Bedin
Sono tutte domande vere; tutte domande che sia l'Ulivo nel suo insieme che il gruppo Margherita-L'Ulivo del Senato, di cui faccio parte, si sono posti nel lungo iter parlamentare che era iniziato nella scorsa legislatura; che l'Ulivo aveva portato quasi a conclusione con l'approvazione da parte del Senato di un disegno di legge, il cui impianto non differiva sostanzialmente da quello che ora è stato approvato. È il segno, quest'ultimo, della consapevolezza di un problema, cui occorreva dare una risposta, sapendo che non è l'unico problema, non è nemmeno il più drammatico attualmente nella scuola italiana e in particolare tra i docenti italiani. È comunque uno tra i più annosi.
Comincio dalla sua domanda conclusiva: la laicità della Repubblica italiana ne esce indebolita?
Ho seguito materia, sia nella scorsa legislatura che in questa, più dal punto di vista politico che da quello tecnico, non essendo nella specifica commissione parlamentare. Mi interessava e mi interessa, come persona che vive anche l'esperienza ecclesiale, che lo spirito del concilio Vaticano II non venisse meno in questa legge, così come esso si era concretizzato nella revisione del Concordato il 18 febbraio 1984. Laicità dell'agire politico e religione devono potersi esprimere senza bisogno di guarentigie e di compromessi preconciliari. Mi pare che questo spirito sia presente nella nuova legge. C'è però un eccesso di "guarentigie", rispetto alle quali l'Ulivo ha cercato di incidere in molti casi senza riuscirci. Comunque il dibattito parlamentare ha fornito - grazie agli interventi dell'Ulivo - il quadro interpretativo di alcune fra le norme più discutibili, per cui sarà più agevole sia il controllo parlamentare che la verifica da parte del personale della scuola.
Su altri aspetti dei suoi interrogativi le propongo piccoli stralci degli interventi del senatore Alberto Monticone: più contributi al dialogo che risposte.
In fase di emendamenti il senatore Monticone ha osservato tra l'altro: "Al comma 3 dell'articolo 4 si fa riferimento alla mobilità del personale della scuola e quindi alla possibilità di passare ad altro insegnamento "subordinatamente al possesso dei requisiti prescritti per l'insegnamento richiesto". È una formula che comprende - così in Commissione mi è stato assicurato - non solo la laurea specifica per quell'insegnamento, ma anche l'abilitazione. A mio parere, però, questa resta una formula vaga; pertanto, propongo che tale requisito sia specificato con le parole: "ivi inclusa l'abilitazione prescritta per l'insegnamento a cui si accede". Ritengo questo un elemento migliorativo; del resto, dovendo passare il provvedimento all'altro ramo del Parlamento, sia pure per un rapidissimo ritocco di carattere tecnico, riferito ad impostazioni di bilancio, tale proposta di modifica potrebbe essere a mio avviso recepita senza troppa difficoltà".
Ecco un altro emendamento di Monticone: "L'emendamento 4.5 è ancora più garantista rispetto ad una valutazione positiva e ad una continuità nell'insegnamento della religione cattolica. Si tratta di un emendamento, sottoscritto da diverse forze dell'opposizione, con cui si propone un comma aggiuntivo (il 3-bis) in cui si stabilisce che "la mobilità professionale verso altro insegnamento non è consentita prima che siano decorsi cinque anni di effettivo insegnamento" della religione cattolica. Per converso, si propone che, qualora vi siano posti vacanti a seguito di revoca dell'idoneità da parte dell'ordinario diocesano, quei posti non concorrono, per un quinquennio, a determinare le dotazioni organiche di cui all'articolo 2 e sono coperti mediante la stipula di contratti a tempo indeterminato. C'è dunque un vincolo che potrebbe dare maggiore stabilità a tale insegnamento e quindi valorizzarlo nell'ambito del progetto educativo della scuola".
Sul provvedimento in generale il senatore Alberto Monticone ha tra l'altro osservato: " Questa legge, ovviamente, deve intervenire entro la cornice del Concordato e dell'Intesa; essa pertanto non può modificare la natura della disciplina, la riserva della idoneità all'autorità ecclesiastica, l'obbligo per lo Stato di fornire in modo adeguato questo insegnamento... È per questo che avevamo chiesto nelle verifiche concorsuali anche un accertamento della cultura filosofica, storica e sociologica inerente al tema delle religioni (senza entrare, ovviamente, direttamente in esso), al possesso di titoli adeguati, esplicitando l'obbligo di possedere l'abilitazione per la disciplina diversa dalla religione che si va ad insegnare... Purtroppo, una nostra ulteriore proposta non è stata accolta: al fine di evitare intempestive mobilità, avevamo presentato un emendamento con il vincolo di permanenza del vincitore nella disciplina almeno per cinque anni. Ciò avrebbe valorizzato, a nostro avviso, l'insegnamento e frenata l'eventuale tendenza a passare ad altra cattedra intempestivamente... La legge che ci apprestiamo a votare presenta dunque alcuni aspetti non positivi, o non soddisfacenti... Tuttavia... scorgiamo in questo provvedimento l'apertura di una nuova tappa del cammino culturale del nostro sistema scolastico, che ci auguriamo possa sempre più coniugare radicamento nei valori dello spirito e laicità del servizio scolastico, riferimento alla tradizione religiosa del nostro Paese e apertura ecumenica e dialogante con ogni fede, appartenenza alla comunità ecclesiale (per i credenti) o ad una cultura di altra matrice e cittadinanza comune".
Come le ho detto, questo vuole essere il contributo al dialogo e non una risposta a domande importanti. Anche per questo le pubblico nella pagina del dialogo del mio sito internet, augurandomi che aiutino una ampia riflessione.
Concludo ricordando un impegno che come Ulivo - al di là del voto finale - abbiamo unitariamente chiesto al governo a conclusione del dibattito in Senato: la "sistemazione" degli insegnanti di religione doveva essere anche un capitolo della più generale eliminazione del precariato di cui la scuola pubblica soffre da troppo tempo e che decine di migliaia di persone pagano di persona.
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