Mariangela e Agnese, Fiesso Umbertiano - Grazie, senatore Bedin, degli interventi in Senato sull'Italia in Iraq. Sta interpretando il nostro pensiero (che è anche preoccupazione per quanto sta avvenendo e speranza che le cose possano
migliorare). Buon lavoro, con stima e riconoscenza.
Remo Ronchitelli, Padova - Ottimo lavoro, Senatore. Ho letto tutto il suo intervento sull'Iraq che non è certo
troppo lungo per chi ha a cuore la pace così pesantemente e ipocritamente
compromessa. Se mi permette di aggiungere una nota, sono di questi giorni
gli avvertimenti della Cia su possibili attentati a USA, UK, e Italia
purtroppo. Diciamo che Berlusconi rappresenta una squallida continuità con
la storia italiana dal Fascismo di Mussolini, alla DC degli scandali (P2
etc), al buon "riformista" Craxi.
Fabio Bovi - Senatore Bedin, la ringrazio per la sua risposta e per l'esposizione delle sue ragioni che condivido pienamente.
Ciro Palermo, Venezia - La ringrazio per il suo impegno, contando sulla sua
continuità e rafforzamento nel futuro.
Marta Benettin, Padova - Gentile Senatore Bedin,
seppure io abbia tuttora forti dubbi e perplessità sull'operato complessivo dell'Ulivo negli ultimi cinque anni (pur votandolo), trovo in lei una persona che porta avanti lo spirito della sinistra perduta.
La ringrazio per il lavoro che sta portando avanti e per l'impegno contro la guerra e la fine della 185 che ogni giorno porta avanti.
Cristina Finotto - Salve, volevo ringraziarla per la sollecita risposta.
Piero Collareda, Vicenza - Caro senatore, grazie per la Tua preziosa corrispondenza. La testimonianza e
le posizioni prese al Senato contro il genocidio iracheno sono molto utili
anche a noi, per divulgare con i fatti la coscienza di Pace e Diritto. Due
aspetti che questo governo ritiene marginali preferendo a questo le
"dimostrazioni dei muscoli" e la "sistemazione" dei fatti personali.
Maristella e Massimo - La ringraziamo per la sua posizione sull'Iraq.
Valentina Pontorno, San Giovanni Lupatoto - La ringrazio perché continua a tenerci informati sulle vostre scelte e sul vostro continuo e difficile cammino verso la pace, è davvero un aiuto molto prezioso per me, e per chi come me ha scelto lo stesso cammino. Tenga duro!
Carlo Lodi, Preganziol - Buongiorno Senatore,
anche se, per non importunarla troppo,
non la ringrazio per ogni sua iniziativa, le sono
molto grato per la preziosa attività con cui ci
informa delle sue iniziative e dei suoi interventi. Ritengo che queste conoscenze siano
importantissime per tutti noi. Grazie ancora e buon lavoro.
Ivana Mescalchin, Venezia - Grazie.
Forse si può fare anche di più (compatibilmente con la legislazione
vigente), oltre che subire il peso del numero.
Come minoranza attiva, si può continuare l'opposizione anche in
parlamento con interpellanze, proposte di legge o altro e soprattutto far
di tutto per accelerare la caduta di questo malgoverno.
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Risponde Tino Bedin
Questa è un'antologia di "reazioni" dei cittadini alle posizioni dell'Ulivo e della Margherita da me sostenute in Senato; altre ripetono nella sostanza e nella forma le stesse idee. C'è in loro la consapevolezza di molti cittadini di non essere isolati nel sostegno della pace e contemporaneamente una loro ripetuta domanda: come fare in modo che le ragioni della pace vincano nelle scelte del governo? Perché non è bastato marciare, non sono bastate le bandiere, non è bastata l'attività parlamentare: l'Italia si ritrova in Iraq con l'operazione Antica Babilonia.
Si può fare di più? C'è qualcos'altro da fare?
Credo che tocchi prima di tutto ai partiti, ai gruppi parlamentari mettere il tema della pace nell'agenda quotidiana. Al Senato e Camera di ogni argomento all'ordine del giorno bisognerà valutare le conseguenze sui rapporti internazionali a cominciare da quelli europei: poiché siamo di fronte ad un cambiamento profondo della politica estera italiana (Craxi stesso aveva difeso l'autonomia italiana dagli Usa nella crisi di Sigonella e la Democrazia cristiana ha fatto svolgere un ruolo importante all'Italia nel mondo arabo), occorre esserne avvertiti e rendere avvertita l'opinione pubblica.
Per i cittadini si tratta di far diventare la scelta della pace anche un'opzione politica: molti di coloro che si sono impegnati per evitare la guerra in Iraq sono poi restii ad un impegno politico diretto, preferiscono chiedere conto ai partiti piuttosto che entrare nella competizione politica. In questo momento c'è bisogno di tutti in politica, perché anche sui temi della pace e della cooperazione internazionale è ormai evidente che non tutti i governi sono uguali.
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