Caro Tino, devo sempre ringraziarti mille e mille volte per le battaglie che fai con decisione e competenza contro la proliferazione delle armi.
So che esistono canali riservatissimi per la pubblicità delle armi, ma riguardano un "mercato selettivo e criptato". Non so se la nostra gente sarebbe del tutto insensibile se le armi venissero trattate come tutte le merci e tutte le produzioni. Non so se rimarrebbero con l'occhio intontito da quiz all'apparire giornalmente, alle televisioni (diciamo) normali di spot del tipo (macabri e necrofilmente kitsch):
"Offerta speciale. Prendi tre paghi due. Potevi uccidere 4000 mila bipedi umani, ne puoi far fuori più di 6000. È un bel vantaggio non trovi?".
"Non accontentarti dei soliti fuochi pirotecnici scoppiettanti e banali. Noi ti auguriamo una catastrofe dall'orizzonte infuocato!".
"La pace intorpidisce. Le nostre mine stimolano e non stordiscono: dilaniano!".
"Cresci. Non giocare a soldatimi. Un esercito con armi intelligenti è meglio!".
"Perché far crescere tanti bambini quando sono troppi: una dotazione di bombe toglie il medico d'interno e regala il silenzio cinerario al bagliore dei fuochi fatui".
Shalom, Tino. E che il cattivo gusto e le cattive anime non siano con noi. Che la bandiera arcobalenata accarezzi e colori le menti in pace.
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Gabriele Righetto
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Risponde Tino Bedin
Spero che non si arrivi neppure a pubblicizzare le cosiddette "armi personali", che sono una calamità sociale negli Stati Uniti. Credo comunque che la maggior parte degli italiani condivida il principio di evitare la diffusione delle armi. La tragica pubblicità della conseguenze di un mercato spesso incontrollato viene infatti trasmessa tutti i giorni in tutti i telegiornali: si tratta delle guerre piccole e grandi, ma sempre micidiali, che pullulano sul pianeta. I nostri cittadini vedono e capiscono che le armi non rendono più sicuri.
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