Onorevole Tino Bedin, un numero sempre crescente di offerte di lavoro da parte di organizzazioni
internazionali, ufficialmente dirette a tutti i cittadini europei, è
rivolto specificatamente a chi è di madre lingua inglese. (Si veda un
elenco di 500 offerte di lavoro in: http://www.lingvo.org/it/2/15). Per i
candidati non è più sufficiente una conoscenza dell'inglese "good" o
"excellent".
La discriminazione linguistica da parte delle organizzazioni internazionali,
che adottano sempre più l'inglese, è una grave violazione dell'articolo 2
della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, che vieta ogni
discriminazione in base alla lingua.
Benché ufficialmente contraria alla discriminazione linguistica, la
Commissione Europea finanzia continuamente aziende che agiscono in modo
discriminatorio contro chi non è di madre lingua inglese o fa essa
stessa offerte di lavoro solo per coloro che parlano l'inglese dalla
nascita, discriminando pienamente anche gli italiani. Per tale ragione, le
chiediamo se Lei sarebbe disposto a presentare al Governo italiano
un'interpellanza:
1) perché riconosca la natura discriminatoria delle offerte di lavoro
europee che sono dirette ufficialmente a tutti i cittadini, ma in realtà
riservate a chi è di madre lingua inglese ("English mother tongue",
"English native speaker", e anche "English mother tongue or equivalent"),
con completa esclusione dei cittadini italiani;
2) perché pretenda che la Commissione Europea dia assicurazione che non
finanzierà piu' organizzazioni ed aziende europee che agiscono in modo
discriminatorio contro chi non è di madre lingua inglese;
3) perché pretenda che la Commissione Europea studi metodi e cerchi rimedi
per evitare discriminazioni linguistiche da parte di organizzazioni da essa
finanziate del tutto o in parte;
oppure un'interrogazione del seguente tenore:
«Non ritiene il Governo italiano che le offerte di lavoro di
organizzazioni europee, ufficialmente aperte a tutti i cittadini europei, ma
indicanti che i candidati devono essere di "English mother tongue or
equivalent", siano discriminatorie? In caso affermativo, cosa farà il
Governo italiano perché la Commissione Europea faccia cessare tale
discriminazione a Bruxelles?».
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Michela Lipari vicepresidente Federazione esperantista italiana
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Risponde Tino Bedin
La questione non è semplice. Posta dal punto di vista del diritto soggettivo, ha indubbiamente ragione lei. La salvaguardia di un diritto non dovrebbe badare ai costi. Ma davvero i contribuenti italiani ed europei sono disposti a finanziare totalmente questo diritto? E poi ci sono i costi per i singoli: quante lingue occorre sapere per essere competitivi, se non c'è una lingua veicolare? Per questo dico che la questione non è semplice. L'Unione Europea si è affermata anche perché ha adottato dal suo nascere il principio della pari dignità di tutte le lingue dei popoli che la compongono. Uno dei problemi dell'allargamento sarà proprio l'uso delle lingue. Quanto alle iniziative da richiedere al governo italiano, credo che maggiore rilevanza avrebbe incrementare adeguatamente gli Istituti di cultura italiani all'estero ed in particolare nei paesi dell'Europa Unita per allargare la conoscenza della nostra lingua; ma abbiamo un governo che pensa che compito delle ambasciate sia esclusivamente di far fare affari alle imprese.
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