Per molte persone l'esistenza di una coalizione forte chiamata Ulivo non è più possibile, o seriamente minacciata dai fatti, che si leggono spesso sui quotidiani.
Io non sono d'accordo con questo punto di vista e cercherò di fornire una spiegazione che chiarisca la mia posizione.
La cultura, che sta alla base della struttura dell'Ulivo, è una cultura di libertà e il suo normale risultato è la presenza al suo interno di "dottrine" politiche spesso in contrasto fra loro. Questo pluralismo non è fonte di divisione interna per la coalizione stessa perché tutte queste diverse "dottrine" sono comunque accomunate nel riconoscere eguale diritto di partecipazione ed eguale attenzione alle diverse richieste provenienti dalle altre.
La diversità d'appartenenza delle forze politiche, che sta alla base della natura dell'Ulivo, è unità per la coalizione stessa nella misura della ragionevolezza e della razionalità dei rappresentanti delle forze politiche stesse e della democraticità delle istituzioni in cui si articola l'Ulivo stesso.
Sul pluralismo dell'Ulivo e sulla ragionevolezza e razionalità dei rappresentanti dei singoli partiti che lo formano, aggiungo che, qualora non si possa raggiungere un accordo, né un'intesa reciproca, sulla base, talvolta, di non conciliabili "dottrine" politiche, nel momento in cui ci si ritrova a discutere di questioni politiche di fondamentale importanza, non è produttivo riferirsi alle rispettive "dottrine" d'appartenenza, ma ad un insieme di concezioni politiche ragionevolmente giuste e condivise.
L'ultima mia considerazione riguarda una questione di comunicazione.
Realizzare l'Ulivo, come nel progetto iniziale, non è nel modo più assoluto una cosa priva di importanza, ma è altrettanto fondamentale oggi ritenerla possibile nella propria mente.
Il riconoscimento di questa possibilità, non solo logica, ma reale, ci porta a pensare che noi, o qualcun altro dopo di noi possa giungere a realizzarla e questo ci induce già a fare qualche cosa perché questo avvenga.
A prescindere poi che il nostro personale impegno sia coronato da un successo o da un fallimento, questo solo basta a combattere scetticismo, indolenza, cinismo, o ancor peggio rassegnazione.
Questo modo di sentire ci influenza prima di arrivare all'esercizio della politica attiva e influisce sulla qualità dei nostri atteggiamenti in pubblico e dell'immagine di noi che agli elettori facciamo arrivare.
Kant rimproverava ai "politici" di non avere fiducia nella virtù e nella forza del movente morale, egli sosteneva che il loro atteggiamento li rendeva poco ottimisti verso il futuro e li portava così, di fatto, a ritardare il progresso verso il meglio.
Io penso che la storia dell'Ulivo ad alcuni possa sembrare ambigua, ma lo è gran parte della storia in sé, perché dipende dalla diversa prospettiva da cui si pone chi la interpreta. E' perciò solo nostra la scelta di quale senso darle e di come raccontarla in funzione dei momenti, delle speranze e dei desideri.
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Igor Sanguin
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Risponde Tino Bedin
Concordo anch'io che all'origine l'Ulivo sia stato anche una speranza. Ora questa sua natura si ripropone per le condizioni nelle quali la Destra sta riducendo l'Italia, la sua società, la sua posizione europea ed internazionale. Dovrebbe essere questo uno degli elementi sui quali costruire la vittoria alle prossime elezioni.
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