Scuola

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Piove di Sacco (Padova), 18 giugno 2003

Lettera di un insegnante che ha vinto due concorsi ma non ha ancora il posto
I precari vorrebbero le stesse attenzioni
date agli insegnanti di religione

È la maggioranza che decide l'agenda dei temi all'esame del Parlamento


Ho letto la settimana scorsa le iniziative riguardanti la scuola pubblica e in particolare gli insegnati di religione. Premetto che sono un insegnante precario (dopo due concorsi vinti) e il 30 giugno 03 diverrò disoccupato come sempre, tuttavia sono rimasto stupito dall'attenzione che tutto il centro sinistra ha dedidato agli insegnati di religione.
Se solo il 50 per cento dei diritti e attenzioni che hanno gli insegnanti di religione li avessimo anche noi precari... faremmo festa tutto l'anno.
Mi chiedo allora se dopo aver sistemato gli insegnanti di religione la stessa attenzione verrà posta anche per i precari della scuola, i quali hanno vinto da anni concorsi pubblici e restano sempre più precari.
Infine, come iscritto alla Margherita, posso ben dire che all'interno degli insegnanti non riusciamo a trovare convergenze e interessi visto il comportamento e certe attenzioni che vengono rivolte dentro al mondo della scuola.
   

Sandro Cavaliere

Risponde Tino Bedin

Caro Cavaliere, ecco qualche considerazione sui temi messi a fuoco dalla sua lettera. Premetto però il ringraziamento per l'avvio di questo confronto che certamente mi aiuta a rappresentare meglio i miei cittadini e potrà essere utile all'Ulivo.
Riguardo agli insegnanti di religione, si tratta di una questione aperta, che meritava di avere una risposta. Certo le questioni aperte sono molte, ma il loro numero non può essere la ragione per non affrontarle.
Riporto un condensato della dichiarazione di voto che sul disegno di legge ha fatto il senatore Alberto Monticone a nome del gruppo Margherita-L'Ulivo:
"Questa legge, ovviamente, deve intervenire entro la cornice del Concordato e dell'Intesa; essa pertanto non può modificare la natura della disciplina, la riserva della idoneità all'autorità ecclesiastica, l'obbligo per lo Stato di fornire in modo adeguato questo insegnamento.
"È per questo che avevamo chiesto nelle verifiche concorsuali anche un accertamento della cultura filosofica, storica e sociologica inerente al tema delle religioni (senza entrare, ovviamente, direttamente in esso), al possesso di titoli adeguati, esplicitando l'obbligo di possedere l'abilitazione per la disciplina diversa dalla religione che si va ad insegnare.
"Sempre sul piano culturale, sarebbe utile che per alcuni dei più importanti gradi accademici delle facoltà di teologia (licenza, dottorato) fosse riconosciuta l'equipollenza con lauree statali in discipline umanistiche. In questo caso, sarebbero di molto ridotti i problemi affrontati in questa legge e oggi solo in parte risolti.
"Purtroppo, una nostra ulteriore proposta non è stata accolta: al fine di evitare intempestive mobilità, avevamo presentato un emendamento con il vincolo di permanenza del vincitore nella disciplina almeno per cinque anni. Ciò avrebbe valorizzato, a nostro avviso, l'insegnamento e frenata l'eventuale tendenza a passare ad altra cattedra intempestivamente.
"Tuttavia, la Margherita voterà a favore dell’approvazione di questo provvedimento, per due principali motivi: perché si provvede a sistemare in ruolo buona parte dei docenti, che da troppo tempo meritavano la fine del loro precariato, riconoscendo in tal modo la loro importante funzione per gli obiettivi di formazione, di istruzione e di educazione della scuola italiana; ma soprattutto perché scorgiamo in questo provvedimento l'apertura di una nuova tappa del cammino culturale del nostro sistema scolastico, che ci auguriamo possa sempre più coniugare radicamento nei valori dello spirito e laicità del servizio scolastico, riferimento alla tradizione religiosa del nostro Paese e apertura ecumenica e dialogante con ogni fede, appartenenza alla comunità ecclesiale (per i credenti) o ad una cultura di altra matrice e cittadinanza comune".
Riguardo agli insegnanti precari, concordo senz'altro che si tratta di assicurare anche a loro diritti che derivano dalla loro professionalità e dalla loro cittadinanza. La maggioranza di Destra sembra piuttosto orientata ad aumentare la precarizzazione. Ed è la maggioranza (ed il governo di cui è espressione) che determina l'agenda parlamentare: il centrosinistra si è trovato a discutere di insegnanti di religione non per proprio scelta, ma perché così ha deciso la maggioranza. L'opposizione non ha praticamente strumenti per determinare un cambio di agenda; anche dibattiti su mozioni sono utili, ma non determinano norme.
Infine, sul ruolo della Margherita nella scuola: mi permetto di chiedere la sua collaborazione, nel senso di qualche suggerimento operativo che potrebbe riguardare intanto la scuola del nostro territorio.

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21 giugno 2003
di-234
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Tino Bedin