Gentile Senatore, mi si passi il titolo, volutamente provocatorio, siamo seri, ma quali Bossi e Melandri?! È stato il Papa, ovvero, le gerarchie Vaticane a fare votare Gasbarra dal ceto medio-alto romano da sempre fedele ad Alleanza Nazionale il partito di Fini a cui hanno inviato un chiaro segnale.
Ed hanno fatto strabene a sostenere il candidato del centrosinistra dopo che hanno visto, diciamo per usare un linguaggio rispettoso, "vanificata" la visita del Pontefice al Parlamento italiano rivelatasi, per il clamore che ne seguì, una visita particolarmente incentrata sui temi delle carceri, della giustizia e su "un atto di clemenza" chiesto molto esplicitamente dal Papa al Parlamento e da questo tradotto via via in improbabili indulti-indultini
ed altre espressioni tutte lessicali ma prive, al dunque, di contenuti ed "applicabilità costituzionali".
Pur da laica-cristiana, non posso che osservare che non si prendono in giro, impunemente, Stati stranieri, capi religiosi, o politici, e capi della religione preponderante in questo Paese che è la religione cattolica il cui capo è il Papa.
A noi romani, conoscendo molto ma molto bene gli umori della nostra città, l'affannarsi di questo o di quello, in abituali, stanchi e frustri sproloqui di uomini politici ed osservatori della politica sulle ragioni della disfatta di Moffa e del suo partito, le accuse a Bossi o gli autoincensamenti della Melandri, appaiono come grottesche ed obsolete speculazioni politiche del tempo che fu, oltre al classico arrampicarsi sugli specchi.
Ciò che vediamo con buonsenso e semplicità noi cittadini nella politica è però interdetto vedere, una vera maledizione di Montezuma, a tanti politici ed a troppi commentatori tra quanti la osservano sui mezzi di informazione.
Anche questo è un elemento che porta all'esasperazione ed all'astensionismo dalle urne attestatosi in questa ultima tornata elettorale oltre il 35 per cento.
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Giuliana D'Olcese
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Risponde Tino Bedin
Ricordo molto bene gli applausi partigiani che hanno accompagnato il discorso di Giovanni Paolo II in Parlamento. Ricordo anche che fra i più partigiani era stato l'applauso che aveva sottolineato la speranza del Papa in una legge che migliorasse la condizione di vita dei carcerati. Governo e maggioranza parlamentare non ne hanno fatto più niente. Nel frattempo hanno trovato e trovano il modo per garantire l'impunità ai politici. Non hanno avuto tempo di pensare ai carcerati, perché sono occupati a pensare agli imputati.
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