Egregio Presidente, criticare le sentenze dei tribunali evidentemente si può, almeno sino a quando avranno voce e "prestigio" tribune televisive e stampa che si prestano o, peggio, sollecitano questo tipo di esternazioni, ma non si dovrebbe.
Le sentenze vanno accolte ed eventualmente commentate ed anche criticate nelle loro motivazioni logico-giuridiche, a tale fondamentale esigenza rispondono, appunto, i tre gradi di giudizio, ma a nessuno deve essere concesso di sostituirsi ai giudici per emettere a loro volta sentenze sulle sentenze. A maggior ragione a chi ricopre il più alto grado di uno dei tre poteri istituzionali che, in democrazia, devono restare separati e reciprocamente rispettosi.
In conseguenza di questi elementari, ma basilari e fondanti, principi, noi ci siamo astenuti, e ci proponiamo di persistere in tale disciplinato atteggiamento, dal commentare la "sentenza Previti", appagati dal mero fatto che la Giustizia sia riuscita a completare un processo che sembrava infinito ed emettendo una sentenza in Nome del Popolo Italiano che ha mostrato inequivocabilmente che la legge è uguale per tutti senza essere arbitrio o un privilegio di pochi.
Nel processo era in gioco la credibilità e la legittimità stessa della Magistratura ad esercitare la sua funzione istituzionale, che consiste inconfutabilmente nell'emettere e pronunciare sentenze aldilà dell'ostruzionismo preconcetto posto in essere dagli imputati. I Giudici hanno dovuto dimostrare non solo la colpevolezza degli imputati, ma si sono trovati anche a dover difendere il diritto e le funzioni stesse della magistratura di ricercare e raccogliere liberamente prove.
Quello che non possiamo ignorare, e soprattutto, quello che Lei Signor Presidente, non può minimizzare, è l'ultimo attacco del Capo del Governo, pro tempore, alla Magistratura. Questo attacco giunge dopo una serie innumerevole di tentativi di delegittimazione, di leggi fatte approvare in condizioni di "feroce" contrasto con l'opposizione, da un Parlamento "usato ed abusato" come strumento formale per la difesa, non degli interessi generali, ma dei meschini privilegi personali, svuotando, di fatto, l'autonomia e la funzione stessa del Potere legislativo.
La firma da parte Sua, e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale in tempi inconsuetamente brevi di tali leggi, è stato un elemento di grande stupore e sconforto per i cittadini attenti alla legalità, che poi, come anche Lei ben sa, sono la stragrande maggioranza, ma siamo sicuri che ciò sia stato per Lei, unanimemente riconosciuto come garante assoluto ed "incorruttibile" del dettato Costituzionale, la conseguenza e la risposta ad un preciso dettato legislativo e non certo una qualsivoglia adesione , anche se in una forma velata o sottintesa, al contenuto di tali leggi o quanto meno di facilitazione della loro pratica attuazione.
Oggi il brutale, violento, ennesimo attacco dell'attuale, ma sempre temporaneo, Presidente del Consiglio dei Ministri, alla Costituzione e alla Magistratura, risulta per noi offensivamente intollerabile.
Noi di Communitas 2002, Cittadini per l'Etica nella Politica, associazione che ha come scopo primario il risveglio etico delle coscienze e che agiamo insieme a tutti i movimenti spontanei italiani nati per difendere la Costituzione e la Magistratura, supremo ordine Istituzionale da Lei presieduto, non possiamo più tacere. Non ci interessano stravolgimenti politici o "ribaltoni" improvvisi o che il Capo dell'attuale Governo venga condannato o meno per i reati commessi precedentemente alla sua attività politica. I Governi, anche i peggiori passano, le Istituzioni, una volta minate alla base, comunque, rischiano il collasso e portano ad una devastante destabilizzazione democratica.
Facciamo, quindi, appello a Lei e a tutte le persone di "buona volontà", che operano all'interno e all'esterno delle istituzioni e nella "società civile", a fare scudo contro questa sconvolgente deriva autoritaria.
Lei , Signor Presidente della Repubblica, non può in questa occasione tacere, o limitarsi ad essere "silente ma vigile", contentandosi di un asettico richiamo agli articoli 101 e 27 della Costituzione.
Milioni di italiani, che credono nei valori della Democrazia e nella Costituzione, nata dalla Resistenza, anch'essa ignobilmente dileggiata, ignorata e "sporcata", come in occasione del recente anniversario del 25 Aprile, si attendono da Lei un richiamo ed un monito solenne, chiaro, forte ed inequivocabile sia come Capo dello Stato che come Presidente del CSM. Il Suo deve rappresentare un appello che non possa essere ignorato, così come è stato ignorato il Suo Messaggio alle Camere sulla pluralità dell'informazione.
Signor Presidente, ci restituisca la speranza e la dignità di essere cittadini di uno Stato democratico in cui si possa ancora credere nelle Istituzioni e convivere civilmente nel rispetto reciproco al di là delle diverse posizioni politiche. Ci aspettiamo, quindi, da Lei, in questa drammatica evenienza, un intervento tempestivo e deciso che restituisca fiducia a chi persegue gli ideali di una società giusta, solidale, amministrata secondo le leggi e non con la forza e l'arroganza.
Con sincera stima, affetto e fiducia,
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Angelo Salvatori Communitas 2002 - Cittadini per l'Etica nella Politica
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Risponde Tino Bedin
Il rispetto per le istituzioni, da parte dei sinceri democratici come certamente sono i componenti di Communitas 2002, richiede anche uno sforzo di "comprensione" per chi ha come compito proprio quello di salvaguarde le istituzioni. Il violento attacco di Berlusconi e della sua maggioranza alle norme che insieme gli italiani si sono dati per vivere in pace tra noi e con il mondo spinge molti a considare inevitabili risposte altrettanto dirompenti. Ma proprio perché Berlusconi passa e le istituzioni restano, occorre che il Presidente Ciampi se ne faccia garante, non le esponga alla lotta settaria del capo di Forza Italia.
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