Caro senatore, sento invocare il ritorno di Prodi, quasi lo si volesse utilizzare come una Madonna Pellegrina.
Io ho fondato il Comitato Prodi "Per l'Italia che
vogliamo" Padova Nord (Arcella, San Carlo ed altri quartieri limitrofi), per
cui non credo di dover riconfermare ora la immensa ammirazione e stima che
ho per Romano Prodi.
Però mi chiedo e ti chiedo: è mai possibile che i partiti, le
associazioni, le organizzazioni di centro sinistra non siano riuscite ad
esprimere dal 1995 ad oggi, e magari neanche prima del 2006 (quindi in più di
dieci anni) una figura altrettanto capace, decisa e carismatica quale era ed
è Prodi. Me lo chiedo perché se il lancio della candidatura di Prodi nel
1995 aveva anche un senso di novità, oltre che di serietà, una sua
ricandidatura nel 2006 avrebbe il senso di "ultima spiaggia". Sarebbe facile
l'obiezione del centro destra "non ne avete altri".
D'altra parte non vedo alcuna volontà di far emergere altri. Il tavolo dei
rappresentanti del centro sinistra si allunga sempre più ad ogni conferenza
stampa, ma sono proprio tutti personaggi molto scoloriti e cominciano ad
essere tutti ben datati.
Facciamo un confronto con quei "bolscevichi" (come dichiara il nostro
presidente del consiglio) che hanno scritto la Costituzione: quanti anni
avevano allora Andreotti, Colombo, Gui, Scalfaro e tanti altri meno noti,
quanti anni avevano i più anziani Moro, Dossetti, La Pira e Fanfani? È
vero che c'era stato di mezzo una guerra, la caduta di un regime, la lotta
partigiana, ecc., ma così tanti giovani entrarono alla Costituente perché i più anziani
(militanti del vecchio Partito Popolare) seppero fare un passo indietro.
La mia sensazione è che oggi nessuno di quelli che ricoprono una certa
posizione sia minimamente disponibile a fare un passo indietro. Anzi, mi
sembrano proprio tutti ben vincolati e nel disgraziato caso che il loro
partito cerchi di ridimensionarli sono subito pronti a fondare un altro
mini partito.
Così il tavolo delle conferenze stampa dell'Ulivo si
allunga!
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Alberto Vernizzi
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Risponde Tino Bedin
Io credo che la eventuale candidatura di Romano Prodi a guidare l'Italia dopo la catastrofe berlusconiana non sarà considerata una "ultima spiaggia", ma piuttosto come una risorsa che l'Ulivo mette nuovamente a disposizione della comunità in un periodo che sicuramente sarà difficile e complesso. Ciò non toglie che la riflessione nell'Ulivo non debba riguardare anche il tema dell'avvio della classe dirigente. Il sistema uninominale a vari livelli sta infatti rendendo superati gli strumenti tradizionali ed i rischi che tu descrivi sono reali.
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