Caro Senatore, non è più possibile che il centro sinistra si limiti ad inseguire il centro
destra su temi dettati da quest'ultimo. Occorre che il centro sinistra si
impegni fin d'ora a stilare un programma concreto, ampio, comprensibile, ma
deve essere un programma di centro sinistra.
Invece, anche sui temi economico-sociali, ho la sensazione che il centro
sinistra stia ragionando (?) in astratto.
Era sicuramente da evitare il referendum sull'articolo 18, ma perché uno che lavora in una ditta di 14 persone
non deve avere gli stessi diritti di uno che lavora in una di 16? Perché lo
dice il prof. Treu? Io penso che anche il prof. Treu dovrebbe scendere dal
pero della sua sapienza accademica e confrontarsi con la base degli
elettori.
Non c'è alcun risarcimento economico che possa compensare in un individuo e
nella sua famiglia la perdita del posto di lavoro. Io l'ho perso due volte,
grazie prima all'insipienza della terza generazione della famiglia Montesi
(quanti drammi ha provocato la chiusura degli zuccherifici nella Bassa
Padovana che tu rappresenti al Senato?) e poi alla debolezza di un giovane
imprenditore padovano (consigliere comunale dei popolari al suo paese!) che
ha
voluto assecondare i desideri della figlia sostenuta, ovviamente, dalla
madre!
Sono disponibile a discutere queste cose con il prof. Treu ed altri che lo volessero.
Anche grazie alle performance di questi imprenditori (?) padovani sono
dovuto rientrare tra i cosiddetti "mercanti di morte", come
il settimanale Vita ed altri graziosamente definiscono quelli come me che,
per sopravvivere, lavorano nell'industria della Difesa.
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Alberto Vernizzi
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Risponde Tino Bedin
Nulla è più convincente della propria esperienza, specie di un'esperienza drammatica come il cambio non voluto di lavoro che cambia la vita anche familiare oltre che sociale. Non credo quindi di poter argomentare rispetto alle tue convinzioni. Credo comunque che davvero una riflessione dell'Ulivo sul lavoro debba essere fatta a partire dall'articolo 1 della Costituzione: per non accettare che il lavoro sia una merce o una componente della produzione alla pari dei trasporti o dell'energia... Sul referendum e sull'articolo 18 il discorso si farebbe lungo; una sola annotazione: quanti rischi in più corrono coloro che non hanno lavoro di vederselo ulteriormente negato per una norma così generica? Quanti ragazzi o quanti cinquantenni si vedrebbero trasformati in "co.co.co." se passasse il referendum? Il lavoro si difende anche per chi ancora non ce l'ha. Per questo ritengo sbagliato il referendum.
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