Gentile sen. Tino Bedin, per cortesia vorrei che mi spiegasse alcuni quesiti che mi sono posta (spero
non solo chi scrive!) riguardo all'attacco di USA & Co. contro l'Iraq e alle
inevitabili conseguenze di questa azione, da molti definita come "buona e
giusta".
1) Il governo italiano è davvero obbligato a inviare militari in Iraq per
"mantenere la Pace" e contribuire alla ricostruzione? (Ammesso che le
motivazioni della maggioranza siano veritiere... ma visti i precedenti!)
2) Visto che si sono dati tanto da fare, nonostante la presenza (ampiamente
dimostrata) di enormi dissensi in tutto il mondo, per portare a compimento
la grande opera di devastazione, distruzione, ed eliminazione fisica di
numerosi civili, non dovrebbero essere USA, GB e Australia a provvedere alla
ricostruzione di quella nazione?
3) Ho sentito affermare dai telegiornali che l'ineffabile presidente del
Consiglio ha intenzione di proporre una tassa quale contributo alla
ricostruzione dell'Iraq. Non mi risulta, se ben ricordo, che una iniziativa
del genere sia mai stata imposta in passato. Il governo italiano può
pretendere questo dai cittadini?
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Fiorenza Valentini
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Risponde Tino Bedin
L'invio di personale italiano in Iraq non ha suscitato molto dibattito; la ringrazio quindi di contribuire a non far passare per scontata una scelta che invece non lo è.
Prima di rispondere alla sue domande, faccio una premessa: il governo italiano ha deciso di inviare truppe italiane in Iraq ancor prima che fosse ufficialmente conclusa la guerra. La scelta del tempo della decisione in questo caso non è neutra: significa che la l'Italia si mette a fianco degli angloamericani più che a fianco dei cittadini iracheni. Per questa ragione sono stato tra i parlamentari dell'Ulivo che hanno votato contro la decisione del governo.
Ed ora vengo schematicamente alle sue domande.
1) L'Italia non aveva e non ha alcun obbligo di inviare militari in Iraq. In ogni caso non si tratta di una missione di mantenimento della pace; il governo l'ha indicata come "intervento umanitario". Resta da chiarire a cosa servano - se di questo si tratta - quasi tremila militari. Gli aiuti umanitari possono - e a mio parere, devono - essere messi a disposizione attraverso agenzie internazionali: il programma congiunto dell'Unione Europea o la Croce Rossa internazionale, tanto per citare due organismi.
2) Uno degli aspetti negativi di "comunicazione" che la decisione del governo contiene è che la condizione di disastro umanitario non è stata direttamente attribuita anche alla guerra: la mancanza di acqua e di energia è conseguenza dei bombardamenti, non della repressione del dittatore Saddam. Detto questo, sono del parere che l'Italia abbia il compito di non sottrarsi di fronte alle condizioni di disagio nel mondo e debba comunque contribuire a superarle. Deve farlo però rafforzando anche attraverso questa presenza le Nazioni Unite e non i paesi belligeranti.
3) Se Berlusconi metterà una tassa nuova agli italiani non sarà per l'Iraq, ma perché ha dilapidato il bilancio pubblico con regalie a chi soldi ne aveva già (l'ultima regalia in corso sono i condoni).
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