Ulss Bassa padovana

 
IN DIALOGO TRA CITTADINI

Due Carrare (Padova), 20 aprile 2003

Per capire i contenuti delle scelte servono confronti concreti
Pochi i dati sull'assistenza domiciliare integrata
nella Bassa padovana

Ma bisogna essere grati all'Ulivo di aver almeno coinvolto la popolazione


Ho partecipato alla presentazione di un progetto per l'ADI, organizzato dall'Ulivo del Monselicense. Il progetto è stato commissionato dall'AULSS 17 e sta per prendere il via.
La relazione illustrativa fatta da un medico di base è stata molto magra. I relatori presenti (tra questi, il sindaco di Conselve, i consiglieri regionali Gallo e Rizzato) hanno spaziato e allargato il tema su problematiche interessanti ma generali.
Il pubblico presente non ha avuto modo di capire i punti qualificanti della proposta. A parte la definizione e gli obiettivi generici di intervento sul soggetto fragile, non sono stati indicati i costi, gli indicatori di risultato e le necessarie integrazioni tra i vari soggetti: l'AULSS, i Comuni, il volontariato, le Case di riposo e l'eventuale privato accreditato: assumo per scontato il beneficio degli interventi assistenziali domiciliari fatti "a regola d'arte". Se mancano chiare regole e modalità di funzionamento e finanziamento di e tra questi soggetti il progetto non può chiamarsi Assistenza Domiciliare Integrata, dove integrazione vuol dire appunto l'organizzazione di una rete di servizi alla persona di cui sono titolari diversi soggetti.
Sono state denunciate numerose incongruenze nella gestione della sanità locale e regionale: pare che alla AULSS 17 siano riservati solo 2,6 posti letto per mille abitanti (400), si spendono 40 miliardi di vecchie lire in più del consentito per spese ospedaliere, soldi che dovrebbero andare alla medicina territoriale, si va verso la privatizzazione... Non ho capito quale "aiuto" potranno dare i consiglieri dei DS per sostenere il progetto.
Mi ha impressionato la genericità. Vediamone una: il sindaco di Conselve ha denunciato (en passant) che il finanziamento dei Comuni per i disabili in istituto impegna una quota di 1.000 lire/anno per abitante (0,5 euro), mentre quella per i cani randagi impegna 1.500 lire/anno (0,75 euro). A titolo di informazione ricordo che la spesa pro capite per la sanità nella bassa è di circa 1.000 euro/anno per un totale di 340 miliardi di vecchie lire, escluse spese per manutenzione e costruzione ospedali. Il confronto proposto dal sindaco sarebbe degno di considerazione se si comunica il numero di disabili assistiti, se questi sono tutti o solo una parte dei bisognosi, se sono assistiti bene o male. Se per ipotesi ci fosse un solo disabile e 1000 cani randagi in tutta l'AULSS, potremmo dire che si spende poco per i cani e molto per i disabili!
Non è stata evidenziata, invece, una realtà molto grave dal punto di vista istituzionale: i sindaci, tutti i sindaci, hanno incaricato l'Azienda ULSS17 al controllo dei servizi sociali delegati obbligatoriamente all'Azienda stessa e che impegnano 10 euro/anno pro capite. Il controllo dei servizi è o non è il mandato legislativo e l'impegno amministrativo con il quale il cittadino si candida sindaco per il governo del Comune? Pare che tutti se lo dimentichino, Ulivo compreso. È disarmante!
   

Graziano Burattin
cittadino azionista del SSN

Risponde Tino Bedin

Caro Graziano, forse alcune degli approfondimenti che ti sembrano necessari potevi proporli proprio durante l'incontro pubblico organizzato dall'Ulivo monselicense. Io credo che occorra essere grati alle forze dell'Ulivo (in questo caso particolare al gruppo regionale dei Democratici di Sinistra) di impegnarsi per far conoscere i contenuti delle politiche sociali ai cittadini e per offrire loro strumenti di valutazione. Il centro-sinistra, oltre che cercare la... perfezione al proprio interno, mi dare dovrebbe impegnarsi proprio a dialogare - come sta facendo - con i cittadini. Rischia di diventare disarmante la critica al nostro interno, se non lavoriamo insieme ad una proposta comune.

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20 aprile 2003
di-213
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